Quisquilie e pinzillacchere ma… non solo 4


DI CESARE E BALZERANI, “ ‘C..O A TRE PACCHE”
“Tene ‘o c..o a tre pacche”. Un’espressione napoletana, un po’ forte, per “ricordare” chi non c’è più. Deve averlo pensato la professoressa Donatella Di Cesare quando, nel commentare la scomparsa della brigatista Barbara Balzerani, ha scritto sui social: “la tua rivoluzione è stata anche la mia”, anche se corretto da un “le vie diverse non cancellano le idee”.
Stiamo parlando di una terrorista che ha partecipato a svariati omicidi e al rapimento di Aldo Moro, successivamente prendendo le distanze dalla lotta armata ma senza mai pentirsene. E “l’orazione funebre” se la intesta la titolare della cattedra di filosofia teoretica all’università di Roma, assidua frequentatrice di talk e trasmissioni televisive.
Vero è che, “per non essere fraintesa”, poco dopo ha cancellato il post, ma se non lo avesse scritto non avrebbe fatto un soldo di danno. Così come farebbe bene per qualche tempo ad evitare comparsate televisive.

I TIFOSI LAZIALI ESPORTANO IL RAZZISMO ANCHE ALL’ESTERO
Claudio Lotito, senatore di Fratelli d’Italia, si sforza di farci capire che i tifosi della sua Lazio non sono fascisti. Ma i fatti lo smentiscono e, quel che è più grave, gli ultrà biancocelesti “esportano” cori razzisti, saluti fascisti e braccia tese anche all’estero. L’ultimo episodio ieri a Monaco per la partita con il Bayern nella storica birreria Hofbrauhaus dove Hitler nel1920 tenne uno dei suoi primi comizi. Non nel birrificio, ma allo stadio era presente anche Lotito. Niente da dire?

MATTARELLA: SE FIRMO NON E’ DETTO CHE SEMPRE CONDIVIDA
Non lo dirà mai, è troppo riservato, ma sembra che il Capo dello Stato si sia rotto le scatole di una politica che impropriamente cerca di strattonarlo da una parte e dall’altra, e da certe interpretazioni che ogni volta vengono date alle sue parole e ai suoi atti. E gli ultimi “messaggi” ne sono una conferma: dal fallimento dei manganelli contro gli studenti che manifestano, all’imbarbarimento del linguaggio fra avversari, al moltiplicarsi degli appelli perché intervenga su ogni passaggio della vita pubblica, ai suoi compiti costituzionali. “Non sono un sovrano”, tiene a ricordare a futura memoria, ed “è grave attribuirsi compiti di altri poteri”.
Non ci vuole la zingara per indovinarlo, ma anche recentemente alcuni ministri fra i quali i leghisti Salvini e Calderoli, hanno spacciato la promulgazione di alcune leggi come consenso. Ed è proprio quello che, Costituzione alla mano, il Presidente non vuole.
Mattarella è al secondo mandato ma non ha dimenticato di essere un professore di diritto costituzionale e, per tirare una linea netta su quello che può fare e non fare, ha colto non a caso l’occasione dell’incontro con i giornalisti della Casagit, ai quali ha ricordato tra l’altro (a nuora perché suocera intenda) che “è fondamentale” la libertà di stampa. Nel mirino, ma questo Mattarella si è ben guardato dal dirlo, ci sono la critica della Meloni sui dossieraggi di Perugia e i numerosi attacchi del governo ad alcune testate critiche.
Ma il Capo dello Stato è andato oltre e ha voluto chiarire che lui non firma le leggi ma le promulga anche quando non gli piacciono. “Cosa ben diversa”, osserva.
Insomma, sembra dire, Governo e Parlamento si assumano le loro responsabilità, quelle previste dalla nostra Carta, e non le scarichino su altre figure istituzionali. Capito Meloni? Capito Salvini?

Pda

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