IL DONO DI NASCERE IN CALABRIA

QUANNU U SULU NASCE, NASCE PE TUTTI, QUANNU CHIOVE, CHIOVE PE TUTTI.

I luoghi dove si nasce non muoiono mai. Si compattano nella memoria di coloro che vi sono nati, fino a costituire un irriducibile elemento di identità. Questi luoghi vivono di una loro fisicità, di una loro corposa e materiale consistenza. Si alimentano di ricordi. Non pretendono la stabilità, ma al contrario il movimento, il percorso fisico e mentale di una loro continua riconquista.
Il sole spuntò dietro di me, e la Sicilia e le Isole Eolie mi apparvero chiare come cristalli. Mi sedetti su una pietra ben levigata nei secoli dal mare di Ulisse. Accesi l’ennesima sigaretta e contemplai il paesaggio. Contai tre vulcani: uno era l’Etna, senza alcun dubbio. A destra c’era l’isola di Vulcano che eruttava semplici vapori e ancora oltre l’inconfondibile piramidale Stromboli. E cosi mi ritrovai a fumare insieme a loro.
Alle mie spalle, querce e alberi di castagno, pioppi, olmi, gelsi e qualche pino mediterraneo e tutte le varietà di alberi da frutta: dal fico bianco e nero al pero, dall’albicocco al susino al cedro, dal limone all’arancio e mandarino, crescono, insieme con le siepi di fichi d’India e dei cespugli di rovi; noci e melograni si alternano nelle cateratte dell’interno.
Nelle piccole valli calde come serre, riuscivo ancora a vedere le greggi tornare al tramonto nell’ovile, e ancora oggi riascolto fra le colline il suono del flauto del pastore ripetere le antiche melodie dell’Ulisse e delle sue voci sotto un cielo saturo di immagini.
I pensieri andarono a mia figlia Lorenza affacciata dal lungo balcone in via Alessandria. In quello stesso momento, cadeva la sera nella Città Eterna , secca e stridente sui tetti azzurri di fumo, la città brontolava sordamente, il Tevere d’oro sembrava risalire il proprio corso.
“Allora io vagavo per le strade. I miei pensieri, anche loro adesso vagano. Vagano fingendo di affrettarsi verso la fine della vita.
Strillavano di gioia le ninfe marine, creature immortali e di natura benevola, facevano parte del corteo del dio del mare Poseidone insieme ai Tritoni e venivano rappresentate come fanciulle coi capelli ornati di perle, a cavallo di delfini. Figlie di Nereo e della figlia di Oceano, Doride, dimenticate fra le sue onde e nascoste fra le bianche nuvole del cielo.
Questa terra è un luogo dove i marosi dell’Ulisse vengono a cercare le sponde. Questo è un luogo sacro.
“A voi fieri Calabresi
che accoglieste ospitali me straniero
nelle ricerche e indagini
infaticabilmente cooperando
alla raccolta di questi materiali
dedico questo libro che chiude nelle pagine
il tesoro di vita del vostro nobile linguaggio.”
Gerhard Rohlfs, : Nuovo Dizionario Dialettale della Calabria

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

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