Spifferi di palazzo 7

IL PONTE E SALVINI: IERI NON LO VOLEVA MA OGGI ESULTA!

In giacca, cravatta e spilletta della Lega all’occhiello, Matteo Salvini esulta per il Ponte sullo Stretto di Messina che , a dispetto delle “settimane di chiacchiere a vuoto”,  è contemplato nella manovra economica del Governo.

E, abbandonandosi ad un trionfante “carta canta”, dimentica che un “altro” Salvini nel 2016 era stata decisamente contrario. “Ricordo – diceva Ciriaco– che il 90 per cento delle ferrovie in Sicilia è a binario unico e la metà dei treni viaggia a gasolio. Quindi io non vorrei spendere qualche migliaio di euro per un ponte in mezzo al mare quando poi i treni non ci sono”.

Ora, delle due l’una, o in 7 anni  – grazie ai governi Renzi, Gentiloni, Conte 1, Conte 2 e Draghi – in Sicilia è avvenuto il “miracolo”, per cui i treni non viaggiano più a gasolio e non  su di un binario unico, o il mojito resta la bevanda preferita dal segretario della Lega.

E’ vero, come sosteneva Einstein, che “la misura dell’intelligenza è data dalla capacità di cambiare idea quando è necessario”, ma ci si chiede se oggi sia “necessario”, se sia il momento più opportuno, per esempio, di “dirottare” sul Ponte risorse economiche vitali  per il  rilancio della sanità pubblica, per riammodernare la scuola dove l’80 per cento degli edifici è vecchio, fatiscente e spesso privo di agibilità. O non sarebbe più intelligente, invece di legare il proprio nome al Ponte, occuparsi finalmente della rete ferroviaria e stradale della Sicilia e della Calabria?

Oggi Salvini ci dice che l’opera si farà, ma il segretario della Lega dimentica – o non sa – che se ne parla da oltre mezzo secolo, che sono stati fatti diversi studi di fattibilità, vari progetti, e che nel 1981 fu addirittura costituita una Società concessionaria – messa poi in liquidazione nel 2013 – ma, alla bisogna, ancora pronta a diventare  operativa. Il tutto con costi molto alti, peraltro già sostenuti, che la Corte dei Conti  ha quantificato finora in parecchi milioni di lire prima ed euro dopo, senza alcun riscontro benefico per il Paese ma solo per le tasche di pochi “privilegiati”.

Se si farà, come assicura il segretario della Lega, e l’interrogativo è d’obbligo, all’orizzonte si prospettano – con il Paese in ginocchio che fatica ad arrivare alla fine del mese – altre spese per nuovi studi, anche perché  nessuno costruirebbe oggi  qualcosa di importante  sulla base di progettazioni vecchie di almeno 20 anni.

E sono sicuri Matteo Salvini e Giorgia Meloni di arrivare alla fine naturale della legislatura, e che gli italiani confermeranno loro il consenso plebiscitario dello scorso anno?

 E sono certi che chi verrà dopo di loro vorrà misurarsi ancora con la realizzazione di quello che continua a manifestarsi come un sogno o come un incubo?

Di Salvini ce n’è uno!!!!

PdA

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