LO STREGONE

Facevo le scuole superiori ed avevo dei compagni di classe dei veri fenomeni.

Tranne Paolo, anche lui molto bravo e studioso ma con un grave difetto: era balbuziente. Non una semplice balbuzie ma una di quelle che impediscono di parlare se non dopo degli sforzi terribili che impedivano anche di ascoltare.

 Noi tutti studenti ceravamo pronti ad aiutarlo in ogni modo, a volte anticipando le sue risposte. Ma era anche peggio perché il nostro intervento causava ulteriori danni e metteva ancor più in evidenza la sua menomazione.

Un giorno mentre parlava con i propri amici ,sentii mio padre favoleggiare di uno stregone che aveva la sua baracca alle falde del monte Soratte e che compiva dei veri prodigi.

Chiesi ulteriori lumi a mio padre, il quale confermò tutto e mi diede le indicazioni per trovare il luogo esatto in cui si trovava il mago, dicendogli che serviva per un mio amico.

Rimuginai molto sul da farsi. Poi chiesi a Paolo se veniva con me  per fare un tentativo per trovare una soluzione al suo problema. Tentennò per parecchio tempo.

Alfine mi disse – dopo molti sforzi vocali,-  che tentar on nuoce. Quindi ci accordammo per  il giorno.

Giunti sul luogo, trovammo una fila spaventosa di pazienti che aspettavano il proprio turno. Dopo parecchie ore toccò a noi e notammo che sulla targa esterna c’era scritto:” IL BEL NEGROMANTE: Magie, malie, fatture, sventure, malocchi, ielle”. ‘“Meno male” dissi a Paolo “E’ anche bello!”.

Entrammo e ci si parò di fronte un vero mostro: nero, vecchissimo, senza denti, gibboso, arcigno, piegato in due, unghie lunghissime, niente orecchie, occhi incavati e dita adunche. Gli mancava ( forse) solo la coda!

Ci affrontò subito chiedendoci con voce stridula  perché eravamo lì.

Ovviamente risposi io ed illustrai il problema di Paolo. “Si può fare?” Chiesi. “Qui si può fare tutto” rispose. E cominciò ad armeggiare con i propri strumenti diabolici.

Mise a scaldare un pentolino e vi aggiunse in piccole dosi degli ingredienti più strani, tipo occhio di rospo, coda di topo,  lagrime di gorilla, unghie di tigre,ortica, e mille altri che non sono riuscito ad identificare. Mescolò il tutto e quando ne uscì  fumo,  mise il pentolino sotto il naso di Paolo e gli disse di odorare. Una volta fatto mi passò il pentolino per far odorare anche me ma io lo bloccai. “Io sto  bene “ gli dissi. “Non ne ho bisogno!” “LO so” mi rispose “Ma affinchè la magia funzioni devi odorare anche tu”. Non potetti farne a meno  per cui lo feci .

“Bene” disse il vegliardo. “La magia è conclusa. Uscendo deponete la vostra offerta nella scatola a destra. A non più rivederci”. “Magari” risposi, ed uscimmo.

Per tutto il viaggio di ritorno, Paolo cominciò a parlare in modo fluente. Era talmente felice di questo incontro che mi ringraziò mille volte, senza soffermarsi su Grrrr….azie, come faceva prima. Anche io fui molto contento dell’esito dell’incontro, e mi ripromisi di tornare dal Negromante per qualsiasi altra necessità.

Quando tornò in classe ci furono festeggiamenti a non finire e i compagni lo sottoponevano agli scioglilingua più difficili che lui decantava un modo soave.

Ma per me arrivarono i guai. Infatti cominciai a balbettare. Il primo giorno in maniera impercettibile, per cui pensai che sarebbe finito presto. Invece ogni giorno aumentava, se pur di poco, ma in maniera per me molto preoccupante. Allora mi decisi di tornare dallo Stregone a chiedere lumi.

Mi rispose che la conseguenza del mio balbettare era ampliamente prevista.

“Perché” chiesi. “Il sortilegio prevedeva proprio questo “ mi rispose “ Quel difetto non si può annullare come se fosse una bolla d’aria. Si può solo trasferire.” !Questa cosa non me l’avevate detta” Risposi a muso duro. “ma voi non me l’avevate chiesta! Volevate soltanto eliminare il difetto. E non sopprimerlo. E io così ho fatto.”

Uscii disperato da quell’antro diabolico perché non avevo idea per come affrontare il mio problema. Non potevo di certo portare qualche altro amico, il quale avrebbe preso la mia balbuzie.

Uscii dalla stamberga disperato!

Non andai a scuola per una settimana. In questo lasso  di tempo rimuginai talmente tanto sulla questione, che alla fine trovai una soluzione.

Mi ricordai che il fornaio vicino casa aveva un garzone muto, per cui, pensando di non poter portare  un mio amico non balbuziente, pensai a lui.

Quindi lo invitai a fare una gita con me sul monte Soratte, e lui accettò di buon grado.

Giunti sul luogo, spiegai al negromante il mio problema e che quindi poteva trasferire la balbuzie al mio amico.

Lo stregone mise in moto tutte quelle manovre che aveva fatto la volta precedente e concluse l’operazione augurandomi buona fortuna.

Il garzone, non capendo nulla di ciò che succedeva, si fece un sacco di risate silenziose. Uscimmo da quel luogo da tregenda e già cominciavo a stare meglio. Nel contempo mi sentii un verme per quello che  avevo fatto.

Ma è proprio vero! Non tutto il male viene per nuocere. Infatti nel viaggio di ritorno il ragazzo iniziò ad emettere mugolii di varia natura. In buona sostanza, da muto passò a balbuziente. Mica male mi dissi. Ormai balbettava così bene che, anche se con grande sforzo, riuscì a farmi capire che voleva sapere cosa significasse il nome Bel scritto sulla targa della bottega.  “Non bello” risposi “Ma Belzebù! E noi lo abbiamo fregato!”

  Vit

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