GRAZIE FRATELLO GEORGE

Il controllo dell’umanità attraverso una sorveglianza sempre più stringente, la propaganda, il controllo farmacologico, quello psicologico con una umanità, non in grado di adattarsi ad un futuro siffatto.

Un disagio che si manifesterà nel prossimo futuro, probabilmente con un aumento di disturbi psicologici; ampliamento di una economia e politica disuguagliante, alienazione sociale; una perdita del senso di appartenenza ad una comunità e una disoccupazione di massa. La tecnologia, causando degradazione ambientale a causa della miopia dei propri gestori, avrà il sopravvento con la evidente sovrappopolazione e sovraffollamento.

“Non mi guardare così come uno scemo, come un alieno, perché lo sei anche tu quando resti solo, quando resti tu”.

La paura dell’alienazione da uno stato percepito di armonia ha una storia lunga e tortuosa. La cultura occidentale è piena di storie di espulsione dal paradiso e di desiderio di ritorno, dalla espulsione di Adamo ed Eva dal Giardino dell’Eden all’epico viaggio di Ulisse di ritorno a Itaca.

Nell’era moderna, il termine “alienazione” è diventato davvero un termine talismanico negli anni sessanta. A quel tempo, gli Stati Uniti stavano diventando sempre più ricchi e i primi indicatori di oppressione – povertà, disuguaglianza, immobilità sociale, persecuzione religiosa – sembravano essere in declino. Commentatori e intellettuali avevano bisogno di un nuovo modo per caratterizzare e spiegare il malcontento.

In Europa, filosofi esistenzialisti come Jean-Paul Sartre usarono il termine ‘alienante’ per descrivere un aspetto fondamentale della condizione uma na. Romanzieri come Albert Camus, autore di “Lo straniero”, ne dimostrarono gli effetti nel torpore indifferente della violenza casuale.

Tuttavia, fu l’influenza di Karl Marx che alla fine trasformò l’alienazione da un malessere indefinibile a una condizione sociale concreta. Nei cosiddetti ‘Manoscritti’ di Parigi, scoperti solo tra le due guerre mondiali, Marx sviluppò una triplice critica all’alienazione del lavoro – la fonte, secondo lui, di tutte le altre alienazioni nel mondo capitalista.

Qui si entra nel paludoso mondo della politica economica occidentale, introducendo una forma di classificazione- una vera e propria lista- degli investimenti ritenuti sostenibili in Europa dal punto di vista ambientale: la Tassonomia.

Già Carlo Marx si era occupato della tassonomia dell’alienazione dove si verificava la perdita di controllo da parte del lavoratore sul prodotto del proprio lavoro, che veniva venduto come merce sul mercato per il profitto del capitalista, con l’estraniamento del lavoratore dal processo creativo del lavoro stesso; prima della divisione radicale del lavoro e dell’efficienza disumana della catena di montaggio, il lavoro non era un mero mezzo di sopravvivenza, ma qualcosa in cui l’artigiano precapitalistico trovava una ricompensa intrinseca.

 Senza dimenticare quel tipo di alienazione che comportava e comporta l’annullamento della solidarietà collettiva della comunità, ciò che Marx chiamava l’“essere della specie” umana, e che è andato perduto con l’ascesa dell’individualismo competitivo.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

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