LA CARTOMANTE

Nel periodo delle festività natalizie viene organizzato a Piazza Navona e dintorni un grande mercato avente per oggetto prodotti gastronomici, dolci di ogni genere e articoli  per  fare presepi  che ogni anno i visitatori aggiungono a quello dell’anno precedente.

Nel corso delle medesime festività partecipano anche vari artisti che allietano i visitatori con esercizi di funambolismo vario ed altro che vengono premiati con oboli di vario valore che alla fine della giornata fruttano un gradevole gruzzoletto.

Una sera, passeggiando con la mia amica Lucia, notammo all’angolo di una stradina, il tavolino di una cartomante, la quale ci invitò ad accomodarci su di un sediolo dicendoci che per una minima somma ci avrebbe predetto il futuro.   Io,  materialistico e scettico al massimo grado dissi che non mi interessava assolutamente. La mia amica, invece, si gettò con entusiasmo nel gioco e si accomodò sul sediolo.

La cartomante iniziò a mischiare le carte, le fece tagliare il mazzo, le fece scegliere 4 carte e le dispose con il dorso sul tavolino. Quindi la cartomante iniziò a scoprirle una alla volta declamando le solite menate: fortuna massima, amori infiniti, ricchezze da Alì Babà. Aggiunse anche che Lucia era in attesa di un importante posto di la voro che presto sarebbe arrivato. La mia amica confermò la circostanza e ne fu felice al massimo.

Quindi mi spinse a sottopormi al vaticinio ed io. Ob torto collo, accettai.

Mi sedetti sul sediolo e scelsi le 4 carte che avrebbero deciso del mio destino.

Scoperte le prime 3 carte, come potete immaginare, erano tutte rose e fiori. Giunta alla quarta carta, la bloccai e le chiesi perché il dorso di quest’ultima fosse diverso dalle precedenti.

“Non so” mi rispose. “Questa è la prima volta che la vedo. Non ha mai fatto parte del mio mazzo. Io non la scoprirei” “Cos’è questa cosa? Un altro trucco?” risposi “Macchè trucco! Se proprio la vuoi vedere, scoprila tu.”

E così feci. Non avevo alcuna voglia di farmi prendere in giro dalla cartomante e girai la carta. Tra lo stupore della mia amica e di tutti i presenti che erano in attesa di prendere il nostro posto, apparve il Diavolo!!!

La cartomante inorridì e mi disse che dovevo andare via di corsa, anche senza pagare, perché gli altri clienti premevano.

Nel tornare a casa, accompagnai Lucia perché mi sembrava molto preoccupata.

Quindi mi avviai verso la mia ma sentivo in continuazione altri passi cadenzati con i miei, come se qualcuno volesse prendermi in giro. Sentivo altresì un respiro affannoso, un forte calore alle mie spalle nonostante   fossimo in dicembre inoltrato, dei sogghigni e sghignazzi insopportabili che mi seguivano nel buio del rientro. Ma il peggio avvenne la notte. Attraversai tutte le bolge dell’ inferno Dantesco con urla, colpi di bastone, strida, imprecazioni e così via. Non vedevo l’ora che arrivasse il giorno per liberarmi da quell’inferno.

Il pomeriggio chiamai Lucia e le chiesi se voleva venire con me a Piazza Navona. “Fossi matta!” mi rispose. “Ormai se ne parla il prossimo anno”. Quindi andai solo alla piazza e cercai subito la cartomante. La trovai al solito posto e le chiesi se aveva ancora quella carta difforme dalle altre. Mi rispose che l’aveva tolta dal mazzo e l’aveva messa da qualche parte  tra le sue cianfrusaglie.

Mi prese un colpo! La pregai di cercare con attenzione perché la dovevo restituire a quello che l’aveva inserita nel mazzo. “ Tu sai chi è stato? “No”  “Forse tu!” Aggiunse. Quindi me la consegnò dalla parte del dorso e mi augurò buona fortuna. La ringraziai e corsi subito in un angolo della via e diedi fuoco alla carta. Ma questa non bruciava. Anzi, sembrava  godere di questo trattamento perché si sentivo canti di giubilo e risate sghignazzanti provenire dalla carta. Tentai più volte di bruciarla ma niente. La carta sembrava diventare sempre più lucida e resistente. Dopo vari tentativi realizzai il fatto che il fuoco era l’elemento in cui il diavolo, nel proprio inferno, si trovava meglio. Per cui provai un’altra tattica.  Mi recai  nella vicina Chiesa di Sant’Agnese e gettai la carta nell’acquasantiera dell’ingresso. L’acqua santa cominciò a friggere in modo feroce e nugoli di fumo si elevarono dal vaso. La cosa durò un paio di minuti e l’acqua diventò bollente. Il Parroco fu attratto dal fenomeno e si avvicinò chiedendomi cosa fosse successo. “Nulla Padre” risposi “ E’ soltanto bruciato un diavolo” “Non scherzi con queste cose. Sono cose serie Qui è già successo varie volte. Aspetti qui e non faccia toccare l’acqua perché qualcuno si potrebbe ustionare, quindi porto quella fredda.”

Completata l’operazione, usciidalla Chiesa Sollevato e felice. Avevo l’impellente desiderio di raccontare tutto alla mia amica per cui la chiamai al telefono e la invitai in Piazza Navona per il giorno dopo per fare insieme qualche giro sulla giostra del Saracino e mangiare lo zucchero filato. Accettò con entusiasmo.

Vit

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