Punture di spillo 299

MELONI? UGUALE AI PREDECESSORI CHE HA CRITICATO. ANZI…PEGGIO!    

In La “Pensavo fosse amore…invece era un calesse”. Come nella commedia di Massimo Troisi,  Giorgia Meloni ci si era appalesata come una leader, come la possibile erede europea di Angela Merkel. E invece… 

           La “ragazzotta”, cresciuta e formatasi alla Garbatella, aveva allora appena 14 anni, non sappiamo se abbia visto il film ma sappiamo, come ci ha raccontato lei stessa in due libri e nelle interviste che in quest’anno si sono sprecate, che stava per affacciarsi alla politica.

           Il film di Troisi è infatti del 1991 e l’anno dopo vengono uccisi Falcone e Borsellino. Nasce da quel dramma, nella giovanissima Meloni, la decisione di “darsi” alla politica: nelle file giovanili del MSI prima, di An dopo, per fondare successivamente con un “manipolo” di fedelissimi Fratelli d’Italia. Entra in Parlamento a soli 29 anni e due anni dopo Silvio Berlusconi la vuole come Ministro per la gioventù.

           Anni di “solitudine” politica, forse di studio, e di dura opposizione nelle aule parlamentari “baloccandosi” intorno al 4 per cento. Poi l’exploit alle ultime politiche, e la troviamo da un anno  a Palazzo Chigi, sempre circondata dal solito “manipolo” di fedelissimi, prima donna Premier nella storia italiana. “Io sono Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono cristiana” è stato lo slogan elettorale vincente.

           Dal film di Troisi sono passati 31 anni e in Italia – dopo la stagione  del berlusconismo,  le “meteore” dei Di Maio e Salvini, i due governi Conte, il covid e il biennio di Draghi – ci eravamo illusi di aver trovato una leader. E invece… si sta dimostrando  come quelli che l’hanno preceduta. Anzi, peggio! una “politicante” allevata in batteria che, dopo un promettente avvio sulla scia di un vero leader come Mario Draghi, sta mostrando tutti i limiti dei politici della cosiddetta Seconda Repubblica: solo parole infarcite  di tanti “farò ” e zero fatti. Con un’aggravante: nulla di quanto promesso in campagna elettorale.

         Lasciamo stare i migranti per i quali i numeri parlano da soli e dimostrano l’incapacità, anche del governo Meloni,  di affrontare e risolvere il problema. Ma su tutto il resto è un “rosario” di fallimenti.

           La produzione industriale e l’occupazione sono in calo, solo per fare qualche esempio. Il costo della benzina è fuori controllo, la sanità pubblica è al collasso, i balneari continuano a fare il buono e cattivo tempo, la scuola anche quest’anno ha aperto senza insegnanti, le bollette e i voli sono sempre più cari, la povertà ha colpito anche la borghesia.

            E durante l’estate, invece di occuparsi di queste esigenze vitali, si è parlato del generale Vannacci, dei poveri che mangiano meglio dei ricchi, della sostituzione etnica, dei parenti della Premier che sarebbero… penalizzati dalla parentela con la Meloni.

           Tutti temi che hanno nascosto i più drammatici problemi di un Paese che non cresce e che ci restituiscono un Presidente del Consiglio… in linea con chi l’ha preceduta. Anzi, peggio! Prona agli Stati Uniti, abbracciata al sovranista Orban,  e di nuovo in polemica con i vertici europei e a rischio isolamento.

      Pensavamo di aver trovato una leader, invece…

Pda

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