UMANITA’ MAFRONA

Beaumont sur Mer – Oggi i ruoli e le gerarchie non solo si sono fatti più flessibili, ma talvolta addirittura sciolte o rovesciate. Accade sempre più spesso di osservare dinamiche familiari in cui i giovani dominano le scene della quotidianità domestica. I figli sono sempre più insofferenti nei riguardi dei genitori o degli agenti educativi (per esempio la scuola) e dei loro incipit pedagogici. I genitori si dimostrano in balìa delle richieste economiche dei figli, incapaci di porre limiti agli slanci di autonomia dei ragazzi neo-adulti, sofferenti all’idea di vedersi rimossi.

I miti greci sono stati da sempre fonte di ispirazione per i poeti dal Rinascimento e dei tempi moderni e contemporanei. Ciò è dovuto principalmente all’universalità di questi miti e al modo in cui esplorano la natura umana e analizzano la psiche umana.

È l’ora di cena e la famiglia si ritrova, come ogni sera, seduta attorno al tavolo della cucina: in televisione c’è il cartone animato preferito dai bambini, I Puffi, e la puntata in onda racconta la nascita di Puffetta, la prima creatura femminile del piccolo villaggio blu, generata da Gargamella con un intento malvagio. Questa storia ricorda molto da vicino il mito di un famoso vaso e di Pandora. Pandora la prima donna umana, forgiata da Efesto su istruzioni di Zeus. Ricevette doni da tutti gli dei e fu proposta in sposa al fratello di Prometeo, Epimeteo.

Pandora, però, non era un dono: piuttosto, Zeus sperava di usarla per punire i mortali dopo che Prometeo aveva donato loro il fuoco che aveva rubato agli dei. A Pandora fu affidato un vaso con coperchio. Quando lo aprì, scatenò tutti i mali del cosmo sull’umanità. Nel vaso rimase solo la speranza.

Quella stessa speranza che il regista Mario Monicelli definiva: “una trappola, una brutta parola, non si deve usare. La speranza è una trappola inventata dai padroni. La speranza appartiene a quelli che ti dicono che Dio c’è…state buoni, state zitti, pregate che avrete il vostro riscatto, la vostra ricompensanell’aldilà, non nell’aldiquà. Intanto, perciò, adesso, state buoni: ci sarà un aldilà.” 

Siccome venne creata dagli dei, Pandora non ebbe genitori. Sposò il Titano greco Epimeteo e insieme ebbero Pirra, la prima donna a nascere anziché essere creata. Pirra sposò suo cugino Deucalione, figlio del fratello di Epimeteo, Prometeo. Sopravvissuti a un diluvio, che spazzò via il resto della razza umana, Pirra e Deucalione diventarono gli antenati di una nuova umanità.

Prima che Pandora venisse al mondo, si diceva che le persone vivessero una vita spensierata, indisturbata dalla malattia, dalla vecchiaia e dalla morte. Pandora aprì involontariamente un vaso infernale portando il male e la sofferenza agli esseri umani. Come prima donna, fu accusata di aver introdotto la menzogna e il tradimento nella vita degli uomini. Dal suo vaso vennero fuori la crudeltà, l’odio, la povertà, la fame, malattia e dolore. Anche se tentò, invano, di chiudere il vaso dopo la fuoriuscita delle cose malvagie.

Una versione del mito originale chiarisce che fu il marito di Pandora, Epimeteo, ad aprire il vaso, ma la sfortunata Pandora dovette sopportarne la colpa. Questo è ciò che rende la storia di Pandora così pessimistica. Stabilì anche la credenza misogina nella mitologia secondo cui le donne furono mandate sulla terra come una maledizione sull’umanità.

Insomma, ci troviamo di fronte a genitori confusi e figli adulti apparentemente dominatori, ma forse altrettanto confusi. Volendo individuare alcuni fattori che favoriscano e mantengano queste problematiche si può affermare che vi sia una lacuna nel ruolo di timoniere da parte dei genitori. Non sanno che pesci pigliare, sembra che la funzione educativa abbia perso di prospettiva schiacciandosi su scelte aventi valenza nel breve ma non sul lungo termine.

Mi sono chiesto se, al mondo di oggi, i confini siano necessari o regressivi? Gli esseri umani sono spinti naturalmente verso una maggiore connessione e cooperazione, o qualche vecchio istinto di diffidenza ci trattiene sempre? Queste sono alcune delle domande che infestano i bordi di “Umanità Rattoppata” come l’ombra in un recinto primaverile. “Tutte le famiglie felici sono simili fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo” (Lev Tolstoj, in “Anna Karenina”).

Si tende a puntare il dito sulla famiglia infelice ritenendola causa di costi economici e sociali. Molto tempo addietro, il pensiero dominante era che i punti di forza della famiglia la rendevano “ri-sorsa”, su cui puntare ogni forma di investimento. 

Bisogna, pertanto, convenire su quali siano le componenti che danno alla nuova “famiglia” identificazione socio-giuridica e che la rendono punto di riferimento nella vita di ogni persona.  

L’apertura delle “porte” di una famiglia “ at large” diventa la verifica cardinale dell’inizio di messa in crisi dei principi tradizionali del recinto familiare.  Aprire le porte di questo tradizionale bunker familiare (particolarmente meridionale) ha contribuito la diaspora dei meridionali; i quali tornando a casa anni dopo, scoprono di non averne più una.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

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