Beaumont sur Mer- La Corte di Giustizia Ue continua a condannare l’Italia per non rispettare le normative sulle acque reflue. La notizia diffusa dall’Ansa, poco pubblicizzata, è passata come inascoltata, ma di una rilevanza molto mortificante che si aggiunge alle sfere degli scandali di cui l’Italia è protagonista nel nostro tempo. La colpa è grave, gravissima.
Nel Meridione e in particolare in Calabria le acque reflue non vengono completamente convogliate nei depuratori, come quanto prescrive la legge. Gli scarichi fognari degli insediamenti nell’elenco finiscono per essere scaricati nei canali, fiumi e da essi in mare. La Corte di Giustizia dell’Unione Europea per questo motivo ha condannato l’Italia, chiudendo la procedura di infrazione avviata dalla Commissione Europea fin dal 2009.
Le direttive erano state fissate nell’ormai lontano 1991 dall’Ue e dovrebbero servire per salvaguardare l’ambiente e la salute dei cittadini, ma diverse amministrazioni si sono mostrate inadempienti. Il compito di mettersi in regola spetta in primo luogo alla Regione Calabria e ai comuni direttamente interessati.
Nel Mare di Ulisse sotto questo profilo, si è toccato il fondo, l’ “intestino” delle città che si affacciano sul sacro Mare, risultano responsabili. Basta farsi una passeggiata sui loro lungomari e un tantino oltre per scoprire il meraviglioso spettacolo di escrementi che gioiosi si lasciano trasportare dalle dense urine per poi tuffarsi nel nell’ Ulisse.
Con una situazione di questo genere non si può fare a meno di evidenziare il pericolo per l’igiene pubblica, visto che poi in quell’acqua ci si fanno i bagni migliaia di persone e in quelle stesse acque si pesca. Inutile sottolineare poi come nei mesi estivi la situazione peggiori sensibilmente, anche con l’intensificarsi dell’odore nauseabondo.
I potenti che governano la Calabria a tutti i livelli dovrebbero avere bel chiaro nella loro testa che la questione del mare sporco è molto più seria di quanto si pensi e non si risolve né con le ordinanze né con il rimballo delle responsabilità, né con le beghe politiche, ma con la programmazione di interventi strutturali sulla depurazione, ammodernando gli impianti, creandone di nuovi ed avanzati, con la lotta seria e sistematica a chi inquina e sversa nei fiumi e nel mare.
Queste Cloache a cielo aperto, ebbero inizio decine e decine di anni fa. Noi, a squarciagola, chiediamo da sempre soluzioni immediate a questo problema. Urge una verifica “caso per caso”, pensando anche a soluzioni alternative. Secondo la legge, la verifica in senso stretto spetta alle forze dell’ordine, che poi dovrebbero inoltrare il verbale alle Amministrazione comunali. Ciò che si è venuto a creare è una situazione che va ben oltre una qualsiasi forma di civiltà!
E’ incredibile che ancora si ripeta puntualmente ogni anno, malgrado le nostre lamentele, le segnalazioni giornalistiche, e le denunce dei residenti ormai esausti! Eppure sono denunce sempre supportate dalle immagini che evidenziano una situazione di pericolo igienico-sanitario. Siamo Belmonte Calabro, la situazione – di anno in anno– purtroppo non cambia.
I villeggianti e i turisti sono indignati, quando alcuni residenti mettono sui social alcune foto bellissime con acque azzurre e chiare e non ci stanno e dicono che il nostro mare è pulito. “Quella chiazza marrone è dovuta al movimento del mare dopo le mareggiate”, dicono, e quell’odore strano, nauseante diventa un profumo di Chanel n. 5. Mare agitato, mare calmo, la verità è che il nostro mare è stato ridotto ad una gigantesca pattumiera.
I danni che l’inquinamento sta provocando, rischiano, senza interventi risolutivi, di diventare irreversibili, come denunciano da tempo molti dei cittadini, che evidenziano il venir meno di un diritto fondamentale, quello del ripristino di una condizione di salubrità degna di un paese civile. È fondamentale intervenire al più presto, soprattutto intervenire in maniera definitiva, perché il rischio è che sia già tardi!
Gigino Adriano Pellegrini & G el tarik