Punture di spillo 294

UN ANNO DI MELONI: PIU’ OMBRE CHE LUCI

           La politica è anche azzardo e il politico “di qualità ” deve qualche volta saper rischiare.

           Un po’ come il gioco delle bocce. Quando la boccia dell’avversario si è troppo avvicinata al boccino, il giocatore “coraggioso” deve azzardare e cercare, come si dice in gergo, di sbocciare. Poi andrà come andrà.

Lo stesso vale per la politica. Ma di uomini o donne con queste qualità non se ne vedono. Non solo oggi ma anche nella prima repubblica, di politici “coraggiosi” non abbiamo molti esempi.

            De Gasperi che nel 48 buttò fuori i comunisti dal governo e portò il paese alle urne con il rischio di finire all’opposizione.         Amintore Fanfani con il primo centrosinistra, Saragat che ruppe con i socialisti di Pietro Nenni, Aldo Moro assassinato per far naufragare il suo disegno, Achille Occhetto con la svolta della Bolognina e la fine del PCI.

           Da un anno le urne ci hanno regalato una “novità”: Giorgia Meloni, in Italia la prima donna premier. Ha funzionato? Dipende. Il bilancio non è confortante ma molto dipende dalla “compagnia di giro” davvero imbarazzante che la sta accompagnando.

           Furba è furba. Tanto è vero che nel discorso di insediamento si è definita una “underdog”, un termine inglese per indicare una persona “sfavorita” in partenza ma che proprio per questo provoca empatia. Ed è quello che la ragazzotta cresciuta e formatasi alla Garbatella, tra i “rimasugli” prima del MSI di Almirante e successivamente con il “doppio petto” di Gianfranco Fini, fondatore di AN, voleva suscitare.

           E non va dimenticato che si è trovata a raccogliere l’eredità di un certo Mario Draghi dal quale intelligentemente, nei primi mesi, si è fatta spianare la strada sia in politica estera che in economia.

           Si può dire che la prima legge di bilancio gliela abbia approntata proprio l’ex Presidente del Consiglio, e con quella siamo andati avanti per un anno. Ora, con l’economia in frenata e la forte crisi occupazionale, vedremo che cosa sarà in grado di tirare fuori dal cilindro di Palazzo Chigi.

          Conforta che potrà contare sul contributo di un ministro “quadrato” come Giorgetti, uno dei pochi a salvarsi per serietà e competenza.

           E veniamo alle dolenti note. La compagine governativa, tranne qualche eccezione, è da bocciare in blocco. Che senso ha avuto impedire a Salvini di tornare agli Interni se poi lo si è sostituito con il suo ex capo di gabinetto? E su questo, forse, il Colle ha pure qualche responsabilità.

           Ma vogliamo parlare di Tajani agli Esteri o di Sangiuliano ai Beni Culturali, o Valditara alla Pubblica Istruzione e al…”Merito” o Lollobrigida all’Agricoltura e la Santanché al Turismo? E qui mi fermo per carità di patria.

           In compenso abbiamo assistito ad una Premier piuttosto disinvolta sul piano istituzionale ed impegnata più all’estero che in Italia, quasi a voler esorcizzare i problemi nostrani. Eppure quelli ci sono e di difficile soluzione.

    Praticamente nulla, o quasi, di quanto promesso in campagna elettorale è stato fatto.  Gli sbarchi si sono triplicati rispetto all’anno scorso, ai poveri sempre più poveri si è aggiunto il cosiddetto ceto medio che fatica ad arrivare alla fine del mese, le vacanze si sono ulteriormente ridotte, la sanità pubblica – che ha subito tagli incredibili – di fatto non esiste più.

        Tematiche sulle quali la Presidente del Consiglio preferisce non parlare evitando ogni rapporto con la stampa e affidandosi a sei reti televisive (Rai e Mediaset),  “megafono” del trito e ritrito “tutto va bene” accompagnato dallo slogan “abbiamo ancora quattro anni” per realizzare il nostro programma.

           Vero! Ma che Italia ci consegnerà?

           E veniamo al “coraggio” di cui abbiamo parlato all’inizio. Tra dieci mesi ci saranno le elezioni europee e si voterà con un sistema, il proporzionale, che inevitabilmente stimolerà gli appetiti dei singoli Partiti. Soprattutto degli alleati di governo che stanno già mettendo le loro bandierine per attrarre maggiori consensi da far valere nei confronti della Premier.

           Lega e Forza Italia si scanneranno per strappare voti alla Meloni che non ha interesse a far perdere loro voti ma al contempo accarezza l’idea di toccare quota 30 che però, visto l’aumento vertiginoso dei prezzi e il flop del Governo sugli stop agli sbarchi, sembra un miraggio. Bene che vada, Fratelli d’Italia non andrà oltre il 26% delle politiche.

           Un “assalto alla diligenza” che Meloni può controllare solo minacciando di tornare alle urne, escludendo da future maggioranze qualche alleato un po’ troppo scomodo e realizzando finalmente il suo programma di legislatura, ovviamente rivisto e corretto rispetto a quello dello scorso anno.

           Ci riuscirà? Avrà questo coraggio? Manderà in pensione alcuni compagni di viaggio “scomodi” nel governo e nel Partito? De Gasperi lo fece. Ma Giorgia Meloni non è neppure l’ombra di De Gasperi!

PdA

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *