SOGNANDO PASTA AL FORNO

Esiste un sottoscala, poco lontano dalla casa materna, dove diritti e dignità avevano soggiornato per pochi giorni. Qui di tanto in tanto era costretto a vivere Ottavio, tra topi e nessuna assistenza. La sua storia, l’ha raccontata lo stesso Ottavio pochi giorni fa, al suo amico El Tarik, mentre se ne stavano sdraiati sulla battigia del mare di Ulisse, prima della partenza del Palestinese.

Una situazione incredibile perché a Ottavio mancava tutto. Un bagno che potesse definirsi tale; di giorno usava una fogna, di notte, utilizzava invece un secchio per i suoi bisogni. In quelle condizioni viveva Ottavio qualche anno fa; ogni qualvolta veniva cacciato dalla propria casa dal padre. Da allora Ottavio cominciò a concepire la sua andata via dal posto che lo vide nascere. Anche i suoi progetti più semplici diventarono un sogno che s’infrangeva quando cominciava a pianificare le spese.

I sogni riempivano le sue notti, accompagnati da una voce che gli sussurrava:  “vuoi esplorare nuove avventure e prendere iniziative più rischiose. Hai la possibilità di realizzare qualcosa di grande in un settore della tua vita. C’è un aspetto di te stesso che anche tu rifiuti o rifiuti di riconoscere. Devi riflettere attentamente a come procedere in una situazione, prima di agire. Forse sei troppo duro con te stesso.  

Il giovane calabrese conosceva a menadito i costi di ogni suo progetto e illustrava tutte le possibilità di futuro che negli ultimi anni aveva valutato, soppesando ogni dettaglio. Andare all’università, frequentare un corso professionale, spostarsi in un’altra città per cercare lavoro. Nel frattempo, passava le sue giornate a fare progetti e a stimare quanto potrebbero costare; era come spostare dei mobili ingombranti in uno spazio troppo piccolo, sperando di trovare il modo di farli entrare.

Ottavio raccontava in giro di essere stato cacciato dalla casa di famiglia, perché i suoi non avevano risorse a sufficienza per tutti. Nel Sud, a pagare il prezzo più alto delle crisi sistemiche del Paese sono i giovani. Questi ultimi non riescono ad abbattere il muro che rappresenta l’insieme di tutti gli ostacoli che un giovane deve affrontare per raggiungere le tappe che dovrebbero condurlo a una vita autonoma e di realizzazione personale. 

L’altezza del muro dipende infatti anche dal luogo di nascita. Se si nasce nel Mezzogiorno come Ottavio, quel muro sarà alto, lo stesso vale per una ragazza rispetto a un ragazzo. Se poi ci si trova davanti una ragazza che vive in una zona dell’entroterra del Sud Italia, il muro diventa invalicabile.  

C’erano gli assistenti sociali, Ottavio raccontava, ma viveva ancora lì, in quel sottoscala dove probabilmente neanche i topi vorrebbero stare. “Il mio unico amico è un topo”, diceva Ottavio, “l’ho chiamato caciocavallo”. E forse, proprio quel topo, suo unico amico, lo aveva anche morso sulla guancia, durante il sonno.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

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