IL DONO

Tra gli oscuri ed apparentemente dimenticati meandri del tempo che fu, mi è tornata alla mente una vicenda alquanto misteriosa e ricca di colpi di scena che ancora – nonostante il tempo trascorso – non riesco a decifrare completamente, confondendosi tra sogni e realtà, che il trascorrere del tempo ha miscelato come  passati attraverso un diabolico frullatore.

Quindi, anche se di  tutto quello che racconterò sarà vero solo in parte, vale senz’altro la pena di starmi a  sentire perché trattansi di fatti veramente stupefacenti.

Mi trovavo all’Ufficio Postale vicino casa per effettuare un c/c. Davanti a me c’era una ragazza minuta, biondina, bassina, che nulla aveva di particolarmente interessante che potesse attirare la mia attenzione.

Ma il solito profumo di donna che alberga da sempre nel mio desiderio di conoscenze, mi indusse ad interessarmi della conversazione che intercorreva tra lei e l’impiegato.

“Dunque… ma su questo bollettino non si legge bene. Lei si chiama Annamaria…” La ragazza lo bloccò subito. “No, no. Io mi chiamo Annamària …”. “Non ci posso credere” replicò l’impiegato- “Annamarìa..” “La prego, non insista”, disse a muso duro la ragazza. “Non prenda iniziative che non le competono. Scriva Annamària!”. “Ma non mi sembra che cambi molto…” provò a replicare l’impiegato. “Per lei forse no, ma per me cambia moltissimo! Metta l’accento al posto giusto!”

Mentre ascoltavo questo dibattito assurdo, restavo sempre più perplesso. Sarà la solita matta di turno, pensai. Conclusa che fu l’ operazione con  l’accento giusto, terminai  anche la mia, ed uscii dall’ufficio postale notando  la ragazza  ferma in attesa del bus.

Non ce la feci ad andare oltre e quindi l’apostrofai: “Ciao Annamària, come va?” “Molto bene Vittorio, ti aspettavo da parecchio tempo. Tu come stai?”. Rimasi di sasso! Come cavolo sapeva il mio nome? Glielo chiesi e mi rispose: “Perché ti meravigli? Conosci così bene il mio nome, quindi non posso fare a meno di conoscere il tuo! Pur di incontrarti ho fatto tanti chilometri per raggiungere questo ufficio postale, nonostante ne avessi uno sotto casa, solo perché sapevo che saresti stato qui. Ne ero certa!”

La spiegazione non mi convinse affatto. E mentre passavano i bus che lei ignorava completamente,  le chiesi il perché di quello strano accento sul suo nome.

Divenne subito paonazza ed irritata, ma non nei miei confronti. “ I miei genitori mi affibbiarono quel nome insulso e privo di ogni fantasia che al primo momento dell’età della ragione, rifiutai. Che nome banale, ricorrente, pedestre, noto  per la quasi totalità delle ragazze. L’orrenda crasi  dei due nomi accostati Anna e Maria, procura, almeno per me, una insanabile distonia che rende inconcepibile l’unione tra due persone, madre e figlia, che mai potrebbero albergare in un contesto di pieno accordo, se non altro, per  l’età. Perciò  non potendo cambiare il nome per motivi burocratici, ho spostato l’accento in modo da dare lustro ed originalità al mio nome. In questo modo mi rendo unica e sorprendente nei confronti   di chiunque e mi sento  me stessa, nonchè ricca di felicità perché sempre svincolata da lacci e laccioli che mi imbriglierebbero  la vita. La mia unicità ha pervaso da sempre il mio essere  e conduco una vita  talmente felice che non la contengo Da sempre l’umanità non ha inventato altro che  guerre. Che modo di vivere è mai questo!

 Io mi dedico alla conoscenza, e non alle tristezze della scienza, roba ormai dell’età della pietra. Pensa, il mondo sta ancora appeso a Platone, Socrate, Ovidio, Cicerone. Per questo ho costituito intorno a me un gruppo di amici con i quali approfondiamo le vicende dell’occulto che sbalordiscono per la loro inarrivabile verità che i cosiddetti scienziati e pseudo storici spacciano per autentiche. Noi ci rivolgiamo direttamente ai protagonisti del passato che ancora albergano nell’etere, in attesa di essere evocate e raccontate nel modo esatto in cui si sono verificati gli avvenimenti.”

“Cosa  c’entro io in questo…  meraviglioso movimento che tanto affascina la tua vita?”

“ Un componente del nostro storico gruppo, per motivi di lavoro, è  andato in America. Per questo  ho dovuto trovare un sostituto di pari valore, se non meglio, per cui mi sono messa alla ricerca di una persona audace, temeraria, arguta, inveterata e che non abbia paura di nulla. Ti ho individuato – cercando nell’esoterico – come la persona più idonea ad affrontare questi temi scabrosi senza nulla temere. Accetti la mia sfida?

” Ho saputo ben poco! Ampia ulteriormente lo scopo del tuo ragionare e vivere, in modo che possa dedicarmi a ragion veduta del tuo progetto, anche se già mi appare molto interessante”.

“D’accordo. Il mio gruppo si compone di 5 ragazze e 5 ragazzi. Ci vediamo tutti i sabati a casa mia per gioire e giocare tutti insieme. Tra di noi non esistono amori o gelosie, anche  se il sesso è consentito. Dopo aver goduto di una cena alquanto leggera, ognuno sceglie ciò che vuole: chiacchere, sesso, giochi, risate a volontà. Alle ventiquattro in punto, in una sala con tavolo rotondo, io mi trasformo in Mizar  la sensitiva, ed ognuno evoca a piacere un personaggio che ancora vaga nell’etere, Tramite la mia duttile voce, rispondo alle risposte rese dal defunto, svelando in tal modo fatti del tutto inediti ma il più delle volte travisati dagli storici. Ci stai?” “Vengo sabato sera. Dammi l’indirizzo!” risposi.

 Il sabato arrivai e fui accolto da tutti con grande afflato come se ci conoscessimo da sempre: baci, abbracci, pacche sulle spalle, ti abbiamo sempre amato, la nostra amica non poteva scegliere persona migliore, e così via.

Partecipai alla frugale cena promessa e, nell’attesa della mezzanotte, facemmo sesso a random, risate, storie varie che prendevano in giro i poveri mortali che non erano con noi. Poi chiesi dov’era Annamària ma mi rimproverarono subito. “Innanzitutto in questa casa non deve essere chiamata così ma Mizar. Inoltre  non partecipa mai ai nostri giochi perché lei è la medium, la vestale, e così deve restare, altrimenti perde i suoi poteri. Lei  sovraintende a tutte le indispensabili operazioni volte alla riuscita dell’evento. E ti assicuro, non è facile.”

Accettai di buon grado la spiegazione e compresi perché lei era l’undicesima ( o la prima ) del gruppo.

Giunta l’ora, ci sedemmo alternati intorno al tavolo e le luci si spensero. Una serie di candeline erano accese e potei notare un ambiente da tregenda dove i commensali recitavano a bassa voce le preghiere più incomprensibili che abbia mai sentito. Entrò Mizar bardata con  stranissimi vestiti, e appena terminata una arcana litania, ci ordinò di fare un cerchio con le nostre dita in modo che ognuno toccasse quello del suo vicino.

Ma non ci riuscimmo. Infatti come un dito si toccava, se ne staccava un altro. Facemmo vari tentativi fino a quando Mizar, ormai stanca, ci disse che l’incontro era ormai finito perché tra di noi c’era uno scettico.

Non ci volle molto a capire che lo scettico ero io. Infatti tutti volsero con odio lo sguardo verso di me e la medium ci comunicò che la seduta era tolta e che ci saremmo visti il sabato successivo.

Mi preparai per tutta la settimana per adeguare la mia convinzione alla veridicità della seduta e stavolta riuscimmo a completare il cerchio. La medium, sempre più invasata, rispondeva a tutte le domande che gli astanti proponevano, facendo sforzi inauditi sia per ricordare gli eventi, sia per confutare le varie dicerie apprese dal volgo, sia per riprodurre le voci che, presumibilmente, avevano i personaggi evocati.

Si interrogò quindi Mussolini, Napoleone, Carlo Magno e così via, finchè la medium completamente devastata, pose fine alla seduta.

Andammo avanti per diversi sabati ed imparai cose talmente inverosimili rispetto all’idem sentire, che per sempre restarono impresse nella mia mente come pietre.

Finchè un sabato qualsiasi giunsi alla casa e mi accolse solo lei. “Ciao cara, sono in anticipo?” “No” mi rispose. “Siamo soli. Mi devi  fare una cosa molto importante. Mi aiuti?” “Non me lo devi neanche chiedere. Mi hai aperto squarci di tenebre nella mia mente che mai avrei sognato. Dimmi tutto ciò che ti occorre.”

“Orbene, caro Vittorio, sono ormai troppo stanca per sottopormi a questi stress settimanali. La trance mi sta uccidendo. Vorrei finirla con questa vita ed approcciarne un’altra che mi dia più serenità, ma un ostacolo insormontabile è costituto dal fatto che sono medium e vestale, che non posso mutare il mio destino se non attraverso un rito di purificazione come il rogo di antica memoria o attraverso la rinuncia al voto di castità. Tu che dici?”

 “Rinuncio al rogo.” Risposi.

Passai tutta la notte con lei e la incontrai soltanto dopo diverso tempo con sorridente e pacato volto, con due marmocchi  e con le amiche che la chiamavano in continuazione: “ Annamaria…Annamaria.”

Vit

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