LA LIBERAZIONE

Pochissime volte ci siamo sentiti liberi nella vita.

Rarissimi i momenti di affrancazione da desideri e bisogni.

Quasi inesistenti gli attimi di completo soddisfacimento.

Ogni meta raggiunta non è che un trampolino di lancio per il perseguimento di un’altra meta: una cima dalla quale si scorge un’altra cima che immediatamente si vuole conquistare, ma dalla quale si vedrà un’ulteriore cima, che a sua volta desterà i nostri desideri.

Questo vivere in continua salita, questa sensazione di perenne inappagamento reca in sé un senso di interminabile irrequietezza e di latente e continua insoddisfazione, che ci preclude anche il godimento di quei brevi momenti di serenità che ci siamo guadagnati con grandi fatiche.

Con l’aumentare dell’età, poi, il raggiungimento di questi traguardi diventa sempre più faticoso e pesante.

Fin dalla nascita siamo stati condannati a vita al lavoro, all’impegno, al miglioramento di noi stessi, all’apprendimento continuo.

Nessuno riesce ad evitare la condanna.

Nessuno riesce ad evitarne l’espiazione.

Ma arriva il momento, sempre temuto, in cui si comincia a sentire troppo il peso degli impegni e si guarda al domani non più con gioia e desideri da godere, ma con preoccupazione.

Ogni giorno che passa è portatore di nuovi dolori e affanni sconosciuti ed assistiamo impotenti al progressivo decadimento del nostro corpo.

Quelle gambe robuste che un giorno erano il nostro orgoglio, non ci reggono più.

Le nostre mani, un tempo vigorose e ferree, ora sono deboli e tremanti.

Anche la mente ormai mostra i sintomi di cedimenti fatali ed inarrestabili.

Ma il nostro spirito è indenne.

Lo sentiamo ancora giovane e leggiadro, ma comincia a sentirsi prigioniero di un corpo ormai decrepito che lo àncora alle sue miserie.

E’ questo il momento in cui lo spirito inizia a pensare alla liberazione.

Non ci sta più ad essere rinchiuso in quella gabbia vecchia e sgangherata che gli impedisce di spaziare verso i pascoli sereni cui è destinato.

Non vede l’ora di spezzare la catena che lo inchioda a quella larva e che lo paralizza.

Ma il corpo non capisce: seppure inconsciamente reagisce a quelle sollecitazioni e cerca di tamponare tutti quei tentativi di fuga.

Rifiuta l’idea di essere abbandonato, dopo anni e anni di convivenza e di sfruttamento, proprio nel momento di maggior bisogno.

Si sente tradito come una nave abbandonata dal suo capitano nel momento in cui affonda.

La contesa potrebbe durare all’infinito, ma per fortuna interviene la Fredda Sorella.

Quale giudice imparziale ma con sentenza già scritta, emette il giudizio che immancabilmente condanna a morte il corpo e libera lo spirito.

In questo fatale giudizio, il corpo ha sempre torto, ma non perde la speranza.

Sa che  il suo sacrificio permetterà a quell’irriconoscente spirito – da lui adottato, istruito e coccolato per così tanti anni – di ottenere quell’immortalità agognata da sempre dall’Umanità. 

Vit

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