SOTTOMISSIONE VOLONTARIA

Il lungo sentiero.

Il facile approdo.

Il ripido scoglio e gli alberi in fiore.

Vorrei uscire senza rumori

dall’Ulisse che non mente.

Io sonnambulando, cammino

mentre le onde accarezzano le caviglie!

In quell’unica fluida tangibilità dell’Ulisse

s’impennano i delfini innamorati

Mentre la luce del sole va scomparendo.

Oh mio  eterno Mare,

le pene vorrei non più sentire.

Dammi un pizzico di pace, generoso Blu

Testimone di desideri e tanto più.

Un popolo che elegge corrotti, impostori, ladri, traditori, non è vittima, è complice”. George Orwell

Mi accorgo che nei miei precedenti scritti ho dimenticato di precisare chi siano gli abbietti a cui mi riferisco; è ridondante in quanto non dubito che essi siano facilmente identificabili da tutti in quei politici sciagurati parassiti che si esibiscono ogni giorno sul miserabile palcoscenico del teatrino della politica, rappresentato tristemente da uno squallido palchetto, ciechi e sordi nei confronti dei diritti degli interessi del popolo che sfruttano e taglieggiano!

La potenza di tale organizzazione scellerata risiede nel loro potere economico e poi nel condizionare la piccola politica di questa Calabria tirrenica, nel senso che sono interlocutori per la politica nella misura in cui riescono a mantenere il controllo del consenso, cosa che deriva dalla grande capacità di essere presente nella realtà economica attraverso uomini di fiducia o addirittura attraverso veri e propri affiliati. Queste riflessioni riguardano non solo una città ma tutta la Calabria e forse l’intero territorio nazionale. Vorrei parlarvi di storie nascoste e talvolta bugiarde. Di grandi menzogne, comode come pantofole, che, stante il presente dissesto comunale, consente di fomentare nuovi e quanto mai preoccupanti forme di atteggiamenti violenti.

 Tra il resto della Penisola e il Sud. Tra sottoproletariato urbano e migranti. E via discriminando…Questo sarà il luogo dove si potrebbero  discutere le drammatiche iniquità socio-economiche di cui questa Regione è vittima praticamente da quando il Mezzogiorno è diventato Sud.

Un fastidioso risuonar di voci, talora dissonante, che nasce, come in un crocicchio di strade sterrate fiancheggiate da secolari muretti a secco, testimoni plurisecolari di storie antiche e moderne. E’ evidente come il peggior nemico della Calabria – malavitosi e ricattatori a parte – sia chi perpetua e consente lo sfruttamento quasi coloniale di questa bellissima terra, usata ora come discarica abusiva di rifiuti umani e tossici, ora come clientele e depositi di voti, nella quasi totale assenza di progettualità d’ampio respiro.

Amministratori ignoranti e malvagi, senza un briciolo d’amore per la propria terra, ma anche cittadini inerti. In sudditanza pressoché completa agli interessi economici di altri tessuti produttivi. Il vero nemico di questo territorio bagnato dalle sacre acque dell’Ulisse Mare è chi – ora nel nome del progresso, ora della crescita – alimenta lo sfruttamento scriteriato dei cittadini, succhiandone linfe vitali o assoggettandoli.

Oltre all’errore-orrore di lasciarsi sedurre dalle sirene populiste di rapaci ladri e populisti, che hanno sempre avuto gioco facile nell’erodere e sottrarre la sovranità a chi non ha mai saputo valorizzarla degnamente,  in un fragoroso silenzio di coscienze sopite che opprime o scoraggia i giovani. E non solo i giovani.

Esseri umani costretti a vincere resistenze occupazionali indicibili, accettare lavoretti capestro nelle cooperative, combattere i pregiudizi e l’abbandono. O, in estrema ratio, ad emigrare, quando l’energia del disgusto supera, finalmente, quella del desiderio di restare. Solo un meridionale consapevole può diventare un cittadino attivo e collaborare a una ripresa vera.

Solo un meridionale che prenda coscienza del proprio passato e delle potenzialità del proprio territorio potrà evitare le oscene svendite del proprio patrimonio storico-culturale agli sciagurati acquirenti della dignità sottocosto di sudditi narcotizzati. Attingendo slancio ed energia da un tempio laico e sacro di esempi memorabili. I miserabili

Questo è il Sud. Adotto questo titolo come omaggio a Victor Hugo. I Miserabili, usciti dalla penna del grande Autore, sono le vittime e complici del potere, vittime e carnefici dell’ingiustizia e della giustizia.  Vittime e Caini di un mondo alla rovescia.

Ci sono, è inutile negarlo, i buffoni e gli sfaccendati che si adattano a fare i miserabili piuttosto che darsi da fare a cambiare le cose, ma dire che tutti sono così sarebbe di una gravità estrema. E sarebbe persino un insulto verso chi è rimasto colpito da un sistema che, per l’avidità di chi ha pensato solo ad arricchire profittando di un sistema perverso, si trova ora doppiamente penalizzato solo perché stritolato nelle mire politiche di plutocrati senza scrupoli.

Li rivedo tutti, come quando ero adolescente, silenziosi sotto il palchetto di una qualsiasi Piazza Commercio, oggi come allora, speranzosi che qualcosa arrivi dall’alto a modificare le loro vite in questa valle di lacrime!

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

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