L’ASSASSINO

E’ implacabile.

L’unico scopo del suo esistere è quello di uccidere.

E ci riesce sempre.

Insegue le sue vittime predestinate senza fretta, senza affanno ma anche senza indugi.

Nessuno è mai riuscito a farla franca.

Si apposta nei luoghi più impensati in attesa di un momento di debolezza o di scoramento della sua vittima  per vibrare un infallibile colpo mortale.

E’ capace di uccidere con qualsiasi mezzo: stiletto, pistola, fucile, veleno e così via.

Purchè uccida.

Le vittime prescelte cercano con qualsiasi mezzo di ignorare la sua presenza e a volte riescono anche ad ingannarlo, con il solo risultato di procrastinare una fine sempre certa.

 Ogni giorno instilla nel corpo delle sue vittime una impercettibile stilla di veleno che mina inesorabilmente il corpo della vittima.

Ma ogni giorno!

Per cui quando la morte non interviene per causa violenta, è quella stilla – ormai divenuta enorme – che prende il sopravvento e porta a compimento la sua missione.

Per agevolare al massimo il suo compito, l’assassino rende curvi, flaccidi e cadenti le proprie vittime.

E se non basta, rende anche zoppi, deboli, miopi e deformi.

Infine attacca anche il cervello e provoca demenza.

Quando il decadimento fisico è giunto all’estremo, è la stessa vittima a richiedere il suo intervento liberatorio, implorandolo di portare rapidamente a termine la  missione.

Ma non sempre l’assassino esaudisce le sue vittime. A volte le fa aspettare anche per anni, tanto lui non ha alcuna fretta.

Unico elemento di magra consolazione è la sua equanimità.

Uccide il bello e il brutto, il ricco e il povero, il ladro e l’onesto, lo stolto e il savio, il principe e lo schiavo, il fanciullo e il vecchio.

Uccide, senza distinzione, tutto ciò che vive.

Lui, al contrario, non muore mai.

Non ha passato né futuro, ma solo presente  che vive in modo piatto ed uniforme, senza fretta e senza pause, come il sincrono movimento del pendolo.

Infatti la sua continua presenza è rivelata proprio da questo perenne tic-tac  che scandisce inesorabilmente i secondi di vita che ci vengono sottratti.  

Eppure nonostante la sua malvagità, il tempo, questo assassino universale, resterà impunito.

Nessuno lo giudicherà, nessuno gli presenterà mai il conto delle sue infinite malefatte, nessuno riuscirà ad arrestarlo nemmeno per un milionesimo di secondo perché   – come scriveva Virgilio – “tempus fugit”.

Vit

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