Punture di spillo 269

A GIORGIA MELON I  GIORNALISTI DANNO FASTIDIO E…SBROCCA

          Per chi, come Giorgia Meloni, è cresciuta politicamente accanto ad un personaggio come Ignazio Benito La Russa – che litiga con i giornalisti, li provoca, cerca di zittirli – il “fastidio” per la stampa è oramai la sua cifra: Ha paura del confronto, teme di non riuscire a controllarsi, forse è “cresciuta” troppo in fretta e si sente inadeguata nel rispondere a domande che non sempre sono ossequiose.

          Come dice il mio portiere, attento lettore di tutto quello che ruota intorno alla politica, il  Presidente del Consiglio probabilmente ha paura, sa di non sapersi trattenere, e spesso “sbrocca”, come è avvenuto nella disastrosa conferenza stampa di Cutro.

          Se, per esempio, avesse incontrato i giornalisti per spiegare il decreto lavoro approvato il 1° maggio, qualche collega a schiena dritta – e ce ne sono, anche se il potere ne ha “ammorbiditi” diversi – le avrebbe potuto contestare i numeri che nel video-spot autoprodotto ha sciorinato con spavalderia e ovviamente senza contraddittorio.

          E se il discorso fosse scivolato sulla  missione del Premier a Londra con il primo ministro Rishi Siunak qualcuno, un po’ impertinente, le avrebbe anche potuto chiedere se il marito e la figlia Ginevra avessero viaggiato con lei sul volo di Stato e chi avesse pagato i due giorni in più del soggiorno londinese.

          Domande futili, certamente, ma “di colore”, che in genere arricchiscono le cronache di alcuni inviati e che il “popolino”  gradisce leggere. Del resto, si scrive per la gente che poi ti legge.

Ma molte altre – e ben più serie e “fastidiose” – sarebbero potute essere le richieste della stampa, con il rischio di sfociare nella bagarre di Cutro.

C’è da dire che la “conflittualità” con la stampa non è un’esclusiva di Giorgia Meloni. Prima di lei ci sono stati altri leader – e di grande levatura – che hanno avuto rapporti “difficili” con i giornalisti. Basti pensare a Ciriaco De Mita o a Bettino Craxi,  ma non per questo hanno mai pensato di “autopromuoversi” con dei video tipo quello della Premier a Palazzo Chigi.

Una sceneggiata, affatto naturale, che ha richiesto tempo, almeno quattro o cinque tagli, con il “finalino” dell’ingresso nella sala del Consiglio – riferiscono alcuni presenti – ripetuta ben tre volte con i ministri in attesa e relegati al ruolo di comparse.

Neanche Silvio Berlusconi che pure, agli inizi della sua avventura politica si autoproponeva in cassette che inviava ai vari telegiornali, era arrivato a tanto!

A Mario Sechi, che Giorgia Meloni ha chiamato a dirigere la complessa macchina dell’ufficio stampa di Palazzo Chigi, l’arduo compito di farglielo capire.

PdA

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