Punture di spillo 262

LE OPPOSIZIONI LASCINO L’AULA

QUANDO LA PRESIEDE LA RUSSA

No. Su via Rasella Ignazio Benito La Russa non può continuare a “violentare”  la Storia.  Non lo può, ricordandosi soprattutto di essere il Presidente del Senato.

Potrebbe sostenere – e gli storici lo smentirebbero – che la risposta dell’eccidio delle Fosse Ardeatine delle SS era giustificata. Potrebbe criticare  – ma in questo caso direbbe una scempiaggine  – l’azione più importante della Resistenza romana il 23 marzo 1944. Potrebbe dire – e direbbe il falso – che la rappresaglia nazista non ci sarebbe stata se gli ideatori di via Rasella si fossero costituiti.

 Ma non può sostenere che quei soldati facessero parte di “una banda musicale di semi pensionati e non nazisti delle SS, solo perché cantavano. Anche i fascisti in Abissinia marciavano cantando “Faccetta nera”, e anche loro non erano certo degli scout in gita.

Il Presidente del Senato non può dire  simili castronerie  perché  storicamente non sono vere e non può “parlare a vanvera”, mettendo la faccia su di  una così madornale bugia. Ne va di mezzo il rispetto dovuto alle vittime delle Fosse Ardeatine e ai loro familiari.

I soldati uccisi in via Rasella non erano dei suonatori di piffero ma – armati fino ai denti con mitragliatrici e bombe a mano – facevano parte del terzo battaglione del Polizeiregiment Bozen che stava marciando per le vie della Capitale dopo una delle esercitazioni che ogni giorno  tenevano al poligono di tiro per andare a combattere Alleati e partigiani.

E poi “semipensionati! Il più vecchio aveva 42 anni e il più giovane 23.

 Al senatore La Russa  nessun dottore ha prescritto di “occupare” – come per sorte gli è capitato – la seconda carica di uno Stato nato dalla lotta di liberazione. Un ruolo che richiede equilibrio istituzionale, grande responsabilità,  rispetto della Costituzione antifascista e, ovviamente, della storia. Quattro “ingredienti” fondamentali ma ostici a chi non ha mai fatto mistero delle sue idee fasciste tanto da tenere in casa il busto di Mussolini.

 Le esternazioni su via Rasella sono gravissime e non possono rimanere senza conseguenze. La Russa deve lasciare quella carica e, se non lo facesse, le opposizioni – sia pure divise e disarticolate – dovrebbero disertare l’aula del Senato ogni qual volta  dovesse presiederla e chiedere a Mattarella un intervento pubblico riparatore del falso storico sostenuto dalla seconda carica dello Stato.

 Quale migliore occasione se non il prossimo 25 aprile,… della Liberazione!

A questo punto sorge un dubbio: La Russa è certamente un fascista ma non è stupido ed è un politico di lungo corso. Come allora escludere che il buon Ignazio abbia voluto dare una mano alla Premier con un “diversivo” per distrarre l’opinione pubblica dai gravi problemi che riguardano il suo governo? PNRR e l’Europa in primo luogo ma anche il moltiplicarsi di sbarchi degli immigrati, i dubbi sul nuovo codice degli appalti, il caro bollette, le polemiche sui balneari, i rischi dell’ autonomia differenziata, per restare ad alcuni dei temi che rendono difficile la navigazione del Governo.

Se così fosse, La Russa ha sbagliato e deve lasciare.

PdA

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