JE ME SOUVIEN

AMARCORD

MI RICUORD

Grandi intuizioni, grande libertà mentale e un rispetto ancor più grande per i lettori sono stati gli ingredienti di una passione e di un altissimo mestiere che possiamo oggi ripercorrere attraverso questo breve scritto. Grazie all’intensità delle parole di qualcuno illuminato, si può cogliere la forza di una vocazione e, soprattutto, si può guardare il mondo attraverso gli occhi di un uomo che, come è stato detto: «Non voleva mai essere protagonista. E fu, proprio per questo, un uomo straordinario: Millia!

Celebre filosofo della scuola pitagorica, nacque a Crotone, molto lodato da per la sua integrità e costanza, marito della filosofa spartana Timica, appartenente anche lei alla scuola di Crotone. Come esempio del coraggio dei pitagorici si racconta che poiché il tiranno Dionisio I di Siracusa non era riuscito ad accattivarsi l’amicizia dei pitagorici, fece loro tendere un agguato per farli catturare vivi nella strada da Taranto a Metaponto dove quelli, come erano soliti, a seconda della stagione, si stavano trasferendo.

Attaccati dai soldati, i pitagorici fuggirono ma nei pressi di un campo di fave furono costretti a fermarsi per non toccarle; decisero allora di combattere e furono uccisi. Millia e la moglie, invece, non erano stati in grado di tenere il passo con gli altri, essendo lei al sesto mese di gravidanza. I soldati li fecero prigionieri e li portarono da Dionisio, che li interrogò per sapere i misteri e i segreti della setta, fra cui, non ultimo, il motivo per il quale i pitagorici preferivano morire piuttosto che attraversare un campo di fave, ma essi si rifiutarono di rispondere.

Allora il tiranno di Locri  fece portare via Millia, sperando che Timica, rimasta sola e impaurita avrebbe rivelato tutto quello che sapeva. Ma Timica continuò a tacere e quando Dionisio esasperato diede ordine di torturarla, costei, pensando che sotto i tormenti avrebbe potuto cedere e parlare, preferì staccarsi la lingua con un morso e sputarla in faccia al tiranno. personaggio molto importante nella mitologia classica, considerato il dio dell’estasi, del vino, dell’ebbrezza e della liberazione dei sensi. In mostra vengono messi in evidenza i rituali religiosi, le feste e le principali attività legate alla figura e al  mito di Dionisio.

Forse abbiamo commesso alcuni errori, quello di decontestualizzare fatti e parole e proporle come chiavi di lettura per il presente.  Su questo aspetto  non ho la risposta. Ma, ecco, diamo un’occhiata, ogni tanto, ai nostri personaggi più “vecchi”, troppo a lungo dimenticati,  e facciamoli rivivere nel dare a noi la possibilità di scuoterci da questo inaccettabile torpore.  Un Popolo che ignora il proprio passato è destinato a perire.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

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