LA MAESTRA

Era un tempo di tanti anni fa, che ormai non esiste più.

Con i miei amici avevamo la piacevole abitudine di passare i pomeriggi in un bar romano di viale Trastevere a discutere di donne e motori e di poco altro, mai di politica. Il gestore del bar ci aveva soprannominati “gli scrocconi” perché occupavamo quasi sempre due tavolini senza, ovviamente, consumare mai niente.

Un pomeriggio, mentre eravamo intenti in questo impegnativo compito quotidiano, irrompe nel bar una ragazza la quale, molto trafelata, si rivolge a noi chiedendo aiuto perché aveva una gomma a terra e non sapeva come fare per cambiarla.

Mi alzai di scatto – logicamente spinto dall’avvenenza della ragazza – e mi offrii di aiutarla con grande piacere.

Mi impegnai al massimo per risolvere il problema ed in mezz’ora cambiai la gomma.

“Sei stato fantastico” mi disse “Ma come posso ricompensarti?”

“Non chiedo tanto” risposi. “E’ sufficiente che mi riveli il tuo nome e che mi dai un bacio”.

“Certo” rispose. “Mi chiamo Maria Antonietta ed ecco il bacio”.

Mi baciò sulla fronte e partì.

Rimasi talmente e piacevolmente scosso che per giorni e notti  sognai di incontrarla di nuovo per riprovare quella sensazione del bacio  mai provata prima.

Ed un giorno avvenne!

Mentre ero con i miei amici ad oziare come al solito, apparve come d’incanto sulla soglia del bar e mi chiamò.

“Senti” mi disse, “debbo arrivare fino all’Eur a trovare mia nonna ma è un percorso molto lungo ed ho paura di bucare l’altra gomma che è molto deteriorata. Mi accompagni?”   

Potete immaginare con quale emozione e gioia le risposi di sì?

Non credo.

Durante tutto il tragitto la gomma resistette, io no!

 Cominciai a farle dei complimenti talmente audaci che rimanevo sorpreso anche io.

Il movimento della sue gambe impegnate a manovrare tra freno e frizione, scoperte fin sopra il ginocchio, mi faceva impazzire di desiderio.

Effettuata una breve visita alla nonna, tornammo indietro.

“Hai fretta?” mi chiese “ Perché se hai tempo, prima di riaccompagnarti a Trastevere, passiamo a casa mia a Monteverde per un aperitivo. Devo ricompensarti in qualche modo”.

“Certo che ho fretta” risposi, “ma di arrivare a casa tua”.

Si fece una risata e “Non avevo dubbi” rispose.

Giunti a casa, divorato dal desiderio, rinunciai senza rimpianti all’aperitivo, e le saltai letteralmente addosso concludendo l’operazione in pochi minuti.

Rimase soddisfatta ma mi rimproverò.

“Sei troppo irruento. Fai l’amore come una bestiolina. Non sai quanto questa foga impedisca a te e alla tua partner di godere al piacere di esprimersi in tutta la sua bellezza. Hai bisogno di una maestra che,  cominciando da zero, ti istruisca nell’arte dell’amore. Mi vuoi come tua maestra?”

Sono sicuro che voi avreste detto di no.

 Ma io che sono prosaico e materialista dissi di sì.

Le lezioni iniziarono il giorno dopo e si susseguirono per tre giorni alla settimana.

Quindi appresi a pieni voti l’importanza dell’arte dell’amore, con della sfaccettature davvero impensabili ed indescrivibili che mi hanno accompagnato  per tutta la vita.

Enunciando solo le più innocenti, Imparai la fondamentalità delle mani durante l’amplesso, la sensibilità delle orecchie che cercavano di sfuggire ai miei baci, quella della lingua parlata e no, le turgide labbra che erano sempre in cerca delle mie, la ricerca delle posizioni più varie da far impallidire il kamasutra, l’importanza della lentezza dei movimenti, gli elogi alla compagna, l’esaltazione del suo corpo, gli stop and go dei movimenti, la frenesia dell’attesa prima dell’inizio, gli approcci che ai primi tentativi venivano proditoriamente respinti ed accettati solo dopo varie suppliche, l’estasi incomparabile che le procuravo quando le mordicchiavo le giunture delle ginocchia, i brividi che accompagnavano i baci portati alla base della spina dorsale, il solletico irresistibile fatto con le unghie delle mani sotto i piedi….

Erano ore di godimento che vivevamo in simbiosi e che proseguivano anche le notti che eravamo lontani.

Potrei andare avanti ancora per parecchio, ma non voglio ergermi a maestro.

 La Maestra insuperabile era lei, ed insegnava dalla più alta cattedra dell’Amore.

Un giorno osai vantarmi della conquista con i miei amici ancora imberbi di sesso, i quali mi ascoltarono per un po’ con malcelato disgusto ed evidente invidia. Poi uno di loro sbottò: “Ma non ti vergogni tu – così giovane – di andare con quella vecchia?”

Rimasi senza parole!

Io avevo diciotto anni.

Lei ventisei.

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