VIVERE SENZA DIVINITA

Zeus, temendo che gli uomini col fuoco sarebbero diventati troppo superbi, decise di mandare loro solo sciagure (fatica, malattie, preoccupazioni e guerre fra di loro). Prometeo per punizione, venne legato ad una rupe nel Caucaso. Rimase lassù, legato sulle rocce e su vertiginosi precipizi. Ma non dovette soffrire solo fame, freddo e sete!

Ogni giorno, infatti, una grande aquila veniva svolazzando da lui e con gli artigli gli squarciava il ventre, divorandogli il fegato; durante la notte il fegato ricresceva, le ferite si rimarginavano e il mattino dopo Prometeo doveva subire nuovamente quella tortura. Un giorno Ercole vide l’aquila straziare Prometeo incatenato; uccise il rapace e spezzò le catene, permettendo a Prometeo di opporsi a Zeus che aveva deciso di distruggere il genere umano per creare un’altra stirpe.

Mai come adesso il mito di Prometeo dovrebbe ispirare espressioni artistiche, ribellione e variazioni interpretative. Purtroppo nella cultura contemporanea sembra essersi cristallizzato, anche linguisticamente. Prometeo combatteva contro uno Zeus tiranno e capriccioso.

Per quanto infuocati siano gli strali dei Prometeo moderni è difficile sostenere che abbiano come bersaglio il dio dei Potenti. I Prometeo moderni dovrebbero essere consapevoli che forza e politica non possono essere dissociate. Dovrebbero combattere, al fianco dell’umanità, e senza sconti, il pacifismo religioso, la sintonia tra poteri economici transnazionali, regimi autocratici spacciatori di libertà gratuita.

Il tutto nel contesto di una globalizzazione controllata che sembra propensa a esportare solo termini retorici come la “democrazia”, in realtà impone la tirannide travestita da Stato liberal democratico, con la pretesa congenita di farsi arbitro del bene e del male.

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti ed io non dissi niente perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me e non c’era rimasto nessuno a protestare”. Bertold Brecht)

Non ci si può illudere di salpare i marosi senza conoscerli nell’ apparente periodo di bonaccia come nella tempesta. Solo una collettiva coscienza osservatrice, particolarmente in un periodo come questo, può far fronte agli Dei e costruire nuove forme di convivenza non indotte.

Rifarsi ad una cultura antica che ha permesso di sviluppare la capacità di cogliere la complessità delle cose. Si tratta di un capitale enorme che va alimentato e investito. E questa appunto la condizione moderna, dopo che sono entrati in crisi i grandi sistemi di certezze, le fedi incrollabili che costituivano i punti di riferimento della vita secondo gli Dei contemporanei.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

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