Fino al 4 giugno 2023 una prima mondiale dedicata a Cecco del Caravaggio, allievo modello dell’irrequieto Merisi
Cornucopia di primati per la Lombardia nell’ultimo decennio. Dopo il trionfo di Milano, nel 2015, ai tempi dell’EXPO, adesso tocca a Bergamo e Brescia, il binomio capitale della cultura per il 2023. E la città orobica, a inizio anno, sfodera un uno-due tali da riservarle la ribalta non solo italiana. La Accademia Carrara “rinnovata”, ospiterà fino al 4 giugno una prima mondiale (aperta al pubblico il 28 gennaio) dedicata a Cecco del Caravaggio, allievo modello del più famoso Michelangelo Merisi, detto appunto il Caravaggio.
Di Cecco del Caravaggio, su cui ha profuso decenni di studi, con risultati di prim’ordine, Gianni Papi, si ha una prima menzione intorno al 1650. All’epoca un viaggiatore inglese, Richard Symonds, quarant’anni dopo la morte del Merisi, individuò nelle figura efebica presente, tra l’altro, nell’Amor vincit omnia o nel San Giovanni Battista il giovane Cecco, sì prodotto della Schola del Caravaggio ma prima ancora intimo dell’irrequieto artista, forse addirittura il suo amante, come ebbe ad annotare lo stesso Symonds nei suoi appunti di viaggio, nella lingua dell’epoca «his owne boy or servant thait laid with him». Di certo, una presenza confortante e positiva quella di Cecco nell’esistenza travagliata del Merisi, come testimonia il sorriso ilare del San Giovanni Battista del Caravaggio che, a detta dei più, è in realtà un ritratto del giovane Boneri, bergamasco di origine. E pensare che, prima degli studi di Gianni Papi, risalenti agli anni Novanta, Cecco era stato considerato per molto tempo un artista straniero (fiammingo o francese o spagnolo), in ogni caso una delle figure più notevoli del “caravaggismo nordico” (forse per l’influenza del Savoldo): grazie alle analisi recenti, quel nordico va inteso come del Nord d’Italia e non più del Nord d’Europa.
Nell’ambito della rassegna ospitata presso l’Accademia Carrara saranno esposte 43 opere: 19 dei circa 25 dipinti conosciuti da Cecco, 2 opere di Caravaggio e, insieme, artisti che hanno ispirato e sono stati ispirati da questo pittore di indubbio e particolare fascino. Le tele esposte sono frutto di prestiti nazionali ed internazionali e provengono da Berlino, Londra, Madrid, Oxford, Varsavia, Vienna, Brescia, Firenze, Milano, Roma.
Nella sua nuova versione la Carrara razionalizza e valorizza glispazi internidedicati alla collezione permanente che coesisterà con rassegne ad hoc. Tra interno ed esterno la costruzione di un percorso coperto collegherà i tre piani, offrendo un’inedita prospettiva dell’Accademia nel contesto delle mura venete, patrimonio Unesco, ed un bistrot renderà più gradevoli gli spostamenti. Punto di forza, di attrazione e di accoglienza per l’intera comunità, il giardino esterno, 3000 mq, che sarà pronto per l’estate 2023. Si tratta di un complesso di interventi che ha comportato un significativo impegno economico da parte di Fondazione Accademia Carrara, presieduta dal sindaco di Bergamo, Giorgio Gori.
Fallen fruit, ovvero quando la scala diventa un’opera d’arte. Last but not least, la nuova Carrara è anche questo. Nell’ambito dei recenti lavori, gli spazi di una delle scale del Museo sono diventati una installazione site specific di rara ed entusiasmante originalità, realizzata da Fallen Fruit, il duo californiano composto da David Allen Burns e Austin Young. Che nelle loro Conversazioni Sacre, ispirate alla spiritualità di Lorenzo Lotto, hanno trasfuso luci, colori e fruttidella loro terra, creando una connessione tra arte del passato e del presente. Fallen Fruit ha ottenuto importanti riconoscimenti a livello mondiale: menzionati fra l’altro tra i 15 Los Angeles Artists to see. A noi non tocca un volo transoceanico: basta andare a Bergamo, alla Carrara. E godere di questa bellezza, e di quella della città che la ospita. (G.G.)
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