Punture di spillo 239

MELONI COME RENZI! FINITA LA LUNA DI MIELE?

          Tutto va bene, Madama la Marchesa? Non proprio. Sono passati poco più di tre mesi dal giuramento del suo Governo e a Giorgia Meloni alcuni scricchiolii appaiono un po’ sinistri, anche se nel suo entourage ci si sforza di accreditare una navigazione con il vento in poppa.

          Ecco allora che invita ad una maggiore moderazione il suo Guardasigilli, invita gli alleati ad essere più prudenti, stronca sul nascere voci su eventuali dissidi interni chiudendo la porta alla nascita delle correnti. Non a caso Gianfranco Fini, suo iniziale mentore, le riconosce una dote: “La sua più grande qualità – dice – è che quando si sente impreparata studia”.

   Intendiamoci, niente di preoccupante ma la Premier – come sempre molto attenta a tutto ciò che le si muove attorno – ritiene che alcuni segnali non vadano sottovalutati. A cominciare dall’eterna croce dei sondaggi: mezzo punto in meno? Una quisquilia? E se fosse invece l’inizio di una luna di miele che sta per finire? 

Effettivamente, categorie storicamente sostenitrici della Destra, sembrano un po’ deluse dalle politiche del governo: I tassisti si sono dovuti mobilitare contro l’uso del POS, i benzinai restano sul piede di guerra e i balneari attendono che le loro concessioni vengano prorogate secondo le assicurazioni della campagna elettorale di Fratelli d’Italia e in barba ai diktat dell’Europa.

          E poi ci sono alcuni ministri un po’ troppo “chiacchieroni”, a corto di esperienze governative ma desiderosi “comunque” di apparire, che con alcune improvvide dichiarazioni terremotano i mondi di loro specifica competenza e l’opinione pubblica.

          Lo scontro con la magistratura negli stessi giorni dell’arresto di Matteo Messina Danaro, il ministro Carlo  Nordio se lo sarebbe potuto risparmiare, come l’ ”uscita” di quello della Cultura Gennaro Sangiuliano su Dante o del titolare della Istruzione Giuseppe Valditara sugli stipendi più alti per gli insegnanti del nord, dove la vita è più cara, senza rendersi conto che questo significherebbe rivedere le retribuzioni di tutti gli altri lavoratori. Inesperienza, si diceva! Certo. Ma fanno parte del governo!

          Anche la temporanea esclusione dalla cabina di regia per gli aiuti all’Ucraina non debbono aver tranquillizzato la Premier, ammessa al tavolo del confronto dopo 3 ore e dopo il triangolare tra Biden, Scholz e Macron. E ci si chiede quanto abbiano pesato la cautela e i tentennamenti sull’invio di armamenti. Per esempio la tesi di un ex consigliere di Matteo Salvini, Gianandrea Gaiani, secondo il quale la guerra in Ucraina continua a ledere gli interessi di un’Europa “sempre più debole, più povera, meno competitiva” come è stata accolta dagli alleati europei, vista l’assenza di una smentita del segretario della Lega?

          Tutti interrogativi ai quali si aggiungono ora alcune frizioni interne a Fratelli d’Italia con il Lazio sottratto ad un fedelissimo di Rampelli, a suo tempo fra gli “scopritori” della giovane Giorgia. Un siluramento che viene dopo la sua esclusione nella corsa alla Regione e, prima ancora, da ogni incarico governativo. L’unico della vecchia guardia a rimanere fuori da tutto. La colpa? Aver deciso di non chiudere la propria corrente interna, I Gabbiani, in contrasto con i ripetuti inviti della Presidente. Un consiglio, non richiesto, alla Presidente del Consiglio: abbia presente la parabola di Matteo Renzi, il bullo fiorentino che andò per rottamare e fu… rottamato: costretto a dimettersi, lasciare il partito e trovare riparo in una imbarcazione di fortuna che sarebbe in poco tempo affondata se nonfosse transitato nei suoi paraggi il veliero con al timone un altro “corsaro”, altrettanto antipatico e presuntuoso come Carlo Calenda, pronto ad entrare nella ciurma della sora Giorgia.

PdA

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