LA PESCA MIRACOLOSA

Grimilde, olandese, 25 anni, bionda e con gli occhi verdi.

L’ho conosciuta in   sede europea, e la incontravo di tanto in tanto quando veniva a Roma per lavoro in rappresentanza del suo Paese per discutere di problemi connessi all’agricoltura.

Mi chiedeva sempre di accompagnarla a visitare la città perché voleva conoscerne tutti i segreti. Io la assecondavo ma mi faceva sempre domande così difficili alle quali rispondevo con grosse cavolate.

“Est-ce possible?” Mi chiedeva spesso. Ed io rispondevo immancabilmente “ C”est vrai”.

L’importante per me era concludere la serata nel suo albergo, nelle caldi e profumate  coltri del suo letto, dove durante gli amplessi abbandonava il francese ed utilizzava incomprensibili parole olandesi per descrivere le sensazioni che provava.

Ovviamente non capivo nulla delle parole, ma il senso sì.

Una volta la invitai a passare le vacanze con me in Trentino e con mia somma sorpresa accettò.

E allora camminate, ferrate, malghe, strudel, luganeghe, grappa, teroldeco, tocai, carne salada, formaggi di malga, burro, latte appena munto…. Voleva assaporare tutto e impazziva di gioia come una bambina davanti all’albero di Natale ricco di doni.

Tramite la guida alpina conoscemmo alcune coppie locali con le quali scambiavamo impressioni sul tempo e sui luoghi.

Una volta li sentii parlare anche di pesca. “Mi raccomando, sabato abbiamo la pesca” ricordava a tutti quello che appariva come organizzatore.

Giunse sabato e nel ristorante dell’albergo fecero una tavolata di una ventina di persone, mentre noi eravamo in disparte al nostro tavolo.

Ad un certo punto qualcuno cominciò a guardare dalla nostra parte indicando in particolar modo Grimilde.

Non rimasi sorpreso perché la ragazza era particolarmente bella  e attirava l’attenzione di tutti.

Venne da me uno dei partecipanti alla tavolata e mi sussurrò all’orecchio se volevo partecipare alla pesca. “Cioè?” chiesi. E lui “ Mettiamo le chiavi delle nostre camere in un sacchetto ed ognuno pesca la chiave della camera dove passerà la notte con la donna che troverà dentro”.

“Mica male” dissi. “Adesso chiedo alla mia compagna”.

Andai da Grimilde e le chiesi se l’indomani preferiva andare per mercatini.

Lei scosse rapidamente la testa dicendo l’unica parola che conosceva di italiano: “No, no, no.”
Tutti la videro e un lamento di delusione percorse tutta la tavolata.

Mi comportai in questo modo perché se le avessi detto l’oggetto della pesca miracolosa avrebbe sicuramente detto di sì e a me sarebbe toccata qualche brutta sorpresa che faceva parte della tavolata. E vi assicuro che non erano poche.

Finita la vacanza tornammo a Roma e l’accompagnai all’aeroporto.

Dopo l’ultimo bacio mi diede una sua foto con dedica sul retro e mi disse che tornava in Olanda perché il sabato successivo doveva sposarsi.

Mentre l’aereo imbarcava i passeggeri, girai la foto e lessi il suo messaggio di addio: “Partir c’est mourir un peu”.

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