Punture di spillo 235

MELONI “SCIVOLA” SULLA BENZINA MA IL PD STA…SU MARTE

Il PD, trasferitosi da tempo su Marte, litiga al suo interno e non si accorge del primo scivolone di Giorgia Meloni e di un luna di miele con il Paese che s’incrina. Prima o poi sarebbe dovuto succedere. La cosa più difficile per un neopatentato è il controllo della frizione e al Presidente del Consiglio, da pochi mesi alla guida del governo, questa volta l’è scappata di brutto e nessuno l’ha saputa frenare.

L’argomento è uno dei più caldi: il costo della benzina alle stelle con una inevitabile, conseguente impennata dei prezzi. Ma la Meloni non ci sta a salire sul banco degli imputati e difende la sua scelta “politica” di non aver voluto rinnovare gli sconti del governo Draghi su benzina e diesel.

Solo che, in passato e nel programma elettorale di Fratelli d’Italia, si era sostenuto il contrario puntando sul taglio delle accise. E giù, puntuale, un video molto irritato di 16 minuti di  polemiche con i giornalisti, colpevoli  di “una campagna mediatica ben costruita” e con quanti hanno colto la palla al balzo per criticarla. E in questi mesi non è la prima volta. Anche perché, quelle del Presidente del Consiglio,  sono affermazioni senza contraddittorio. A Roma si dice che “se la canta e se la suona”.

Sarebbe stato più semplice riconoscere di essersi sbagliata nella propaganda elettorale e ammettere che, quando poi  sei chiamati a governare, devi fare i conti con la dura realtà dei numeri. Anche se un eventuale interlocutore – ma lei non ne vuole – le avrebbe potuto far notare che  il taglio delle accise lo si sarebbe potuto coprire con scelte economiche diverse. Ma qui entriamo nelle autonome decisioni di un governo di destra che punta molto sulla propria identità.

Ad una cosa però Giorgia Meloni deve stare molto attenta: all’umore della gente. La “simpatia” che la sta accompagnando in questi primi mesi potrebbe presto finire: il suo carattere decisionista e la “novità” di una donna a Palazzo Chigi l’hanno finora molto aiutata ma soprattutto il primo potrebbe essere la sua Waterloo. Sia più umile e ricordi la parabola politica di Matteo Renzi diventato in poco tempo antipatico alla maggioranza degli italiani.  

E il PD? Sembra in tutt’altre faccende affaccendato! Quello che avviene in Italia non sembra interessarlo ed è uno dei motivi del crollo elettorale e di un crescente e preoccupante calo di consensi.

Da un anno assistiamo ad una guerra tra Russia e Ucraina che non accenna a finire, il covid non è stato ancora debellato, l’inflazione avanza a due cifre e la crisi economica genera disoccupazione e sempre maggiori povertà. E al Nazareno nel frattempo ci si “accapiglia” sulle regole per decidere il nuovo segretario.

Le Primarie sono diventate l’occasione per ridare fiato ai vecchi tromboni del partito che si “nascondono” dietro quattro candidati che alla fine risultano i loro cloni.

E’ questo il rinnovamento promesso all’indomani della batosta elettorale del 25 settembre? Su che cosa si discute? Se al gazebo sia opportuno o meno andare in cravatta? Se la firma di adesione al programma dei vari candidati debba apporsi con la stilografica o anche con la biro? Sono queste le regole per avere Bonaccini o la Schlein segretari? E i temi dove sono finiti? Chi ne parla? Agli oltre 6 milioni che in questi anni hanno abbandonato il PD cosa si dice per cercare di riportarli alle urne? Quali sono le proposte concrete per la produttività e la crescita del Paese? In sostanza, il PD che cosa vuole essere?

Domande alla quali, in quattro mesi, nessuno ha saputo dare risposte: né i vecchi capibastone, né chi si candida a sostituirli. E il declino…continua

PdA

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