CIO’ CHE NON SIAMO, MA…

Sono quasi certo che un posto per quelli come me non ci sia in questa Terra fatta di materiali di risulta. Noi umanoidi siamo sempre più delle bestioline rare. Non bruchi, non farfalle. Ma quella cosa che sta in mezzo quando mutano e si trasformano.

Come veniamo visti da quegli umani pieni di sicurezze,  può apparire anche come espressione di debolezza e vulnerabilità da parte di chi siamo: può indicare che ci si sente in un periodo della propria vita in cui i problemi ci assillano, ci fiaccano, facendoci sentire “invertebrati”, impotenti.

Nel post scriptum del 1984 de “Il nome della rosa”, il romanziere e filosofo italiano Umberto Eco ha scritto circa le difficoltà di dire “ti amo” in un’epoca in cui quelle parole erano state esaurite. Ad esempio, quando un amante moderno chiede “perché proprio io e non un-altro?” la partner, se onesta, non può che rispondere “perché sei uno di loro.”

In un mondo dove esistono le nostre conversazioni in centri di server cloud-based nel deserto finlandese, dove una generazione sta crescendo condizionata per condividere momenti privati in spazi pubblici, forse anche noi censuriamo noi stessi; plasmiamo noi stessi come se da un momento all’altro qualcuno potrebbe sintonizzarsi.

Una umanoide trentenne ha scritto che quando era lontana dal suo fidanzato in viaggio d’affari a Tokyo, e un terremoto scosse il suo albergo, ha mantenuto la webcam accesa mentre dormiva in modo che potesse vegliare su di lei e avvisarla in caso di pericolo.

 Nei miei sogni noi umanoidi emergiamo come dei piccoli mostri quasi sempre uniti ad una sensazione di disgusto e di paura, alla incapacità di liberarsene e al senso di invasione. Proprio questa simbolica invasione deve far riflettere gli umani sognatori e indurli a considerare quale persone altrettanto sgradevoli abbiano oltrepassato i confini del loro mondo intimo.

Le sensazioni di affanno, paura o panico che possono emergere nei sogni alla vista di noi bestioline, dovrebbero indurre gli altri sognatori a ripensare alle medesime sensazioni sperimentate nella realtà, a domandarsi cosa li abbia colpiti ed impauriti, da cosa si sentono aggrediti, disturbati ed invasi, da chi si sentono dissanguati. Lor signori, però, devono sapere che siamo estremamente resistenti e di aspetto coriaceo, veniamo considerati degli sconvenienti.

Noi non siamo esattamente ciò che tutti vedono.

Siamo ciò che pochi trovano;

e che pochi, pochissimi, comprendono.” Angelo De Pascalis

Il colore scuro, la velocità con cui ci muoviamo, la capacità di occultamento nelle fessure più inaccessibili e la difficoltà di eliminarci completamente ci rendono sgradevoli, repellenti ai più. Nei sogni siamo in genere da collegarsi a qualcosa di “brutto” ed oscuro, che può essere identificato anche come un aspetto del sognatore stesso sepolto nelle profondità dell’inconscio, un Sé rinnegato che riappare in modo distorto provocando allarme nella coscienza negli altri sognatori meno poveri.

Nei pensieri di Gregor, protagonista del romanzo “Metamorfosi” di Franz Kafka, nelle condizioni in cui ci troviamo, perderemmo sicuramente il treno. Di solito gli insetti rappresentano dei lati impresentabili e che bisognerebbe reprimere. Non siamo facili da debellare, se non con accurata disinfestazione.

Siamo piccole entità nericce quindi già alla vista mettiamo repulsione e paura…E possiamo sempre riaffiorare, proprio come i lati “mostruosi” degli esseri umani. Ma se gli esseri umani sapessero che io sono un insetto omicida e ora cercassi di evitare la morte, si infiammerebbero tutti di nobile sdegno.

 Persone umane “autenticamente false”, quelle che mettono in atto, talora in modo inconsapevole, la loro finzione. Sono individui composti unicamente di facciata, come case non finite per mancanza di poche monete. Hanno l’ingresso degno d’un gran palazzo, ma le stanze interne paragonabili a squallide e occulte caverne.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

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