IL TORMENTONE

Beaumont sur Mer –“Mangiato che ho, ritorno nell’hosteria: quivi è l’hoste, per l’ordinario, un beccaio, un mugnaio, dua fornaciai. Con questi io m’ingaglioffo per tutto dí giuocando a cricca, a trich-trach, e poi dove nascono mille contese e infiniti dispetti di parole iniuriose; e il più delle volte si combatte un quattrino, e siamo sentiti non di manco gridare da San Casciano”. N. Machiavelli.

Gli ambienti universitari formano sempre meno una élite capace di gettare luce sulla strada giusta da seguire per l’uomo comune. Sono più simili a una corte d’altri tempi, vendono risultati di ricerca a dei finanziatori. Molta autocensura, molti format replicati per far piacere al potere chiede a persone impegnate nel servizio pubblico di gestirlo come se si trattasse di una organizzazione privata. In maniera particolare formano quei mediocri che tornano a Sud per diventare i notabili del paese, della provincia e della regione.

Una Calabria senza futuro perché negli anni è stata gestita, governata e spesso depredata da mediocri. Individui che non avevano nemmeno gli strumenti per pensare al futuro, al progetto, allo sviluppo, intenti come erano ad arraffare tutto e subito.

Forse sarebbe opportuno che i calabresi , dopo essersi fustigati per oltre un secolo e mezzo per la propria ipocrisia, si lasciasse andare a delle disquisizioni sul proprio silenzio, accanendosi ad esporre minutamente quel che non dice, denunciando i poteri dei nuovi padroni “ Chiederò al governo di restituire la sanità ai calabresi, io voglio occuparmi delle questioni di governo.  Io sono il leader del centrodestra in Calabria, fino a a poco tempo fa ero capogruppo di FI in Calabria, ho sempre gestito tutto con grande equilibrio, farò scelte di qualità e ascolterò i partiti, naturalmente, ma visto che mi gioco tutto non sarò disponibile a farmi condizionare”. Presidente della Regione Calabria Occhiuto

Anche quello che sto scrivendo sarà fatto a pezzi da questi signori servi dei loro finanziatori ma vado avanti considerando i loro starnazzi noiosi rumori di fondo amplificati dai loro Sparaballe. Qui, per chi volesse veramente capire di ciò che vado dicendo, il discorso, la tematica, si ampliano a dismisura e nessuna parte resta fuori da quello che, ad un certo punto, diventa una sorta di risiko gestito a tavolino.

Ora, a parte l’ignominia e l’infamità derivate dal comportamento di molti gaglioffi travestiti da perbenisti a spasso per le strada principali del paese, gli amanti della bizzarria hanno svenato e sfinito le cittadine calabresi. Il resto lo ha fatto un apparato burocratico labirintico composto di forze che si controllano e si “respingono”, si fa per dire, a vicenda.

Ennio Flaiano, famoso scrittore romano, era ottimista quando diceva che la linea più breve fra due punti da noi è l’arabesco. Dimenticava o non vedeva che molte di queste linee convolute non arrivano mai al punto B: disegnano un arabesco che non porta da nessuna parte e quello diventa il ritratto esatto di questa Calabria e dei uoi cittadini.

Se non si riuscirà a capire almeno questo, resteremo per sempre prigionieri dentro il labirinto inconcludente del nostro arabesco meridionale, schiavi di quei notabili mediocri che da sempre mandiamo in giro fra gli scarni del parlamento nazionale e di quelli del parlamento europeo. Uomini vuoti e mediocri, spacciatori dei loro sacchetti di peperoncino, al posto del Viagra, dentro gli ingranaggi della macchina del Potere.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

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