Il passare della vita

Calgary

Sono convinto che per quel che riguarda la creazione, gli uomini sono negativi….Almeno io lo sono. Sono un po’ meschino e manco della capacità di concentrazione e della facoltà di essere completamente assorto in un’unica cosa. Forse è un’affermazione troppo affrettata. Non riesco a risolvere il problema della vita col perdermi nel problema della bellezza che mi circonda. Non solo io non posso farlo, ma sento che il problema della vita ostacola, non poco, il problema della bellezza. Nel mio caso la vita lotta continuamente per predominare, e la bellezza naturalmente ne soffre.
All’improvviso la vita mi appare non come una cosa che presuppone in sé stessa tranquillità e benessere, ma come una questione di selezione – si, una questione di selezione – e sono giunto a capire che anch’io vivo osservando la bellezza, vivo nella bellezza per quanto me lo consente lo stato attuale del mio spirito. Ho sognato il mondo di Ludovico Ariosto, popolato di fate, maghi e cavalieri che si muovono, tra l’“audaci imprese” e le “cortesie”, sullo sfondo di un medioevo che esiste solo nella letteratura. Un immaginario incantato, intessuto delle suggestioni dell’epoca che agirono sulla fantasia del poeta.
Oggi, cerco di capire cosa deve aver provato Federico Garcia Lorca in quel giugno del 1936, a poco tempo prima dello scoppio della guerra civile spagnola. Il giovanissimo poeta spagnolo scriveva che in quei momenti tragici, l’artista doveva «ridere e piangere col suo popolo. … rinunciare al mazzo di gigli e tuffarsi nel fango fino alla cintola per aiutare quelli che cercano i gigli». E cosa avrebbe provato oggi Ungaretti davanti a tanto sangue e atrocità. Avrebbe trovato la capacità di trasformare l’ordinario in straordinario, di estrarre bellezza da un’esperienza così dolorosa come la morte.
“Questa sì che era vita: girare, fermarsi e poi proseguire, sempre seguendo il nastro bianco che si snodava lungo la costa sinuosa, liberandosi di ogni tensione, una sigaretta dopo l’altra, e cercando invano delle risposte nell’enigmatico cielo   del deserto.” John Fante
Una mattina dopo aver dormito da Orly in Edmonton, stavo per alzarmi per battere al computer tutto il giorno e bere caffé in cucina, non era il dolore che mi spingeva a scrivere controvoglia, ma il passare della vita.
Gigino A Pellegrini

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