FALLOUT

Calgary

Nei lontani giorni della fine degli anni settanta, alcuni intellettuali avevano visto ciò che sta succedendo. Gli stessi pubblicarono una serie di saggi sulla fotografia, analizzando l’ubiquità delle immagini: una pervasività e un’onnipresenza, che oggi viviamo quotidianamente come un fenomeno “normale” – capace di plasmare la nostra sensibilità e alterare le nostre suggestioni.
A volte succede che l’eccesso di confidenza della mentalità paesana fa subentrare una particolare consapevolezza, rischiando così di precipitare nel Kitsch oppure nel camp. Il kitsch mira molto in alto, sfarzoso. Nell’ansia di elevarsi prova ad annientare tutto ciò che nella propria persona considera basso, volgare. Nel suo tentativo di essere ciò che non è.
Il camp è invece il trash che si fa consapevole. In questo affannoso tentativo, si spinge, con un eccesso di confidenza in se stesso al di là, e nel farlo, perde la propria spontaneità. Secondo qualche “creativo” il trash si basa su cinque pilastri: libertà di espressione, contaminazione, incongruenza, massimalismo ed emulazione fallita.
Infami non sarebbero i prodotti in sè . La tendenza Camp nasce durante i primi del 900, attraversa tutto il secolo fino ad arrivare agli anni duemila. Fenomeno trasversale in quanto letterario e cinematografico; fatto sociale prima ancora che culturale, categoria estetica a partire dagli anni 60, nonché fashion trend.
Tutto questo mi ricorda un film americano che, Anni dopo l’apocalisse, i delicati abitanti dei rifugi antiatomici di lusso sono costretti a tornare nell’universo incredibilmente complesso, allegramente strambo e altamente violento che li aspetta in superficie.
La critica sarebbe il peggior nemico. Per il creativo emergente, si può solo osservare ma non criticare il suo operato o pensiero. Segna il suo territorio estetico-razionale, non orinando, ma ridendo, infastidendosi e dunque “criticando” l’altrui agire/pensiero, alzando una barriera non solo virtuale, dietro la quale si illude di essere al sicuro dalle contaminazioni del ridicolo come in una famosissima canzone dei Nirvana ‘Territorial Pissing’ “(Territorio urinabile).
“Dai amici sorridete a vostro fratello. Insieme, adesso, provate ad amarvi. …….. Quando ero un alieno le culture non erano un’opinione. Devo trovare un modo. Un modo migliore…….Mai incontrato un uomo saggio. Se è così è una donna. …….Solo perché sei paranoico, non significa che non ti perseguitano……Devo trovare un modo.”
Trovare una via. Devo trovare un modo, un modo migliore”. “Gotta find a way, find a way, when I’m there. Gotta find a way, a better way, a better way”. Come sosteneva Susan Sontag, non è una sensibilità di tipo naturale, se di tali ne esistono. L’essenza del camp, infatti, consiste nell’amore per ciò che è innaturale: l’amore per l’artificiale e per l’esagerato. Una sensibilità è quasi, ma non del tutto, indescrivibile. Ogni sensibilità che può essere racchiusa nella forma di un sistema, oppure maneggiata con i mezzi rudimentali della prova, non è più una sensibilità. Si è concretizzata in un’idea. Chiaramente, l’atteggiamento meno consigliabile è quello “cool”, classic del kitsch, come il tentativo di conversazione della “purezza”.
Questo è un approccio assolutamente inqualificabile e utilizzato prevalentemente da imbecilli, di fronte al quale qualsiasi reazione è lecita, dall’insulto verbale al vomito. Il risultato è la diffusa tendenza a pretendere che siano gli altri a risolvere i propri problemi. In altre parole, il tentativo di vivere alle spalle dell’agire altrui. Questo è l’esatto contrario dell’individualismo, essendo la conseguenza di una cultura tesa ad annientare l’individuo – e, con esso, le responsabilità individuali .
C’è qualcosa in più che rende difficile la coesione sociale oggi. Infatti, molti cittadini sono prigionieri di una mentalità corrosa, un individualismo amorale per cui l’interesse comune è visto solo in funzione di un vantaggio personale. Si è creata di conseguenza, per dirla con il pensatore francese Emile Durkheim, una condizione anomica (carenza di regole), in cui le maggiori libertà dell’individuo si disperdono nei miti angusti e cinici di un individualismo senza compensazioni solidali….e senza dialettica vis à vis, sostituita dalla cancellazione dell’altro con una semplice cancellazione dalla lista degli “amici” su FB.
In definitiva oserei “consigliare” un suicidio di massa a tutti quei konducatores che agiscono spacciando il proprio agire come il toccasana del disagio altrui. Non so quanti di voi ricordano il caso del Konducator Jim Jones a 45 anni da quello che viene ricordato come il suicidio collettivo più grande della storia, restano vivi alcuni interrogativi sulle dinamiche interne che portarono alla morte dei 918 seguaci della setta del ‘Tempio del popolo’ a Jonestown, in Guyana.
ll reverendo Jones aveva lasciato San Francisco per fondare a Jonestown la sua comunità religiosa marxista basata sul valore della sottomissione degli adepti e delle donazioni di tutti i loro beni. Tuttavia le voci di abusi e indottrinamenti praticati nella comune, prima negli Usa e poi in Sudamerica, giunsero all’orecchio del deputato californiano Leo Ryan, che annunciò un sopralluogo e accurate indagini.
    L’arrivo delle autorità Usa a Jonestown fu interpretato dal Konducator supremo come una “minaccia capitalista” e ordinò la distribuzione di cianuro ai suoi adepti, spingendoli a togliersi la vita.

Gigino A Pellegrini

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