Il diario di Pietruzzo 37

IL VOCABOLARIO DI “COLTELLI” D’ITALIA: INFAME E PEDERASTA

Ok ok o po’ in 😅 😅 La nuova ideologia culturale della Destra, i neofascisti formatisi nelle sezioni di Colle Oppio, non sono ancora riusciti ad affermarla ma il “vocabolario” forse sì.
La prima parola, e non poteva essere altrimenti, la si deve alla Segretaria di FdI, ed ora con voto non divino ma popolare, anche Premier: Giorgia Meloni. L’ha pronunciata giorni fa prendendosela con quegli “infami” del Partito che le hanno fatto saltare la “sorpresa”, con qualche voto raccattato tra le Opposizioni, di mandare il suo consigliere giuridico Francesco Saverio Marini alla Consulta.
E invece, flop. Una “gola profonda” ha fatto uscire la mail interna, e segreta, di essere tutti in aula il giorno dopo, e lo “scherzetto” a Giorgia non è riuoscito.
Apriti cielo. La “ragazzotta” della Garbatella s’infuria e non le manda a dire agli “infami” che hanno mandato all’aria il disegno di avere alla Corte Costituzionale chi le potrebbe “coprire”, all’occorrenza, disegni autoritari ai quali pensa giorno e notte da quando è entrata a Palazzo Chigi.
C’è poi un’altra parola, per la verità desueta, che con i neofascisti di Giorgia torna in auge: pederasta. E’ stata rivolta all’ormai ex capo di gabinetto del nuovo Ministro della Cultura Alessandro Giuli che lo aveva fortemente voluto al suo fianco al Collegio Romano, in barba ad alcuni dirigenti di FdI che lo hanno fortemente osteggiato fino a fargli lasciare l’incarico.
Dietro le dimissioni di Francesco Spano, ormai ex capo di gabinetto, ci sarebbe infatti anche un attacco diretto per il suo orientamento sessuale.
L’accusa non è velata, anche se nella lettera Spano non ne parla riferendosi solo a “sgradevoli attacchi personali” che non gli consentono di “mantenere quella serenità di pensiero necessaria per svolgere un ruolo così importante”.
Ma, accanto all’accusa di omosessualità ci sarebbe anche un potenziale conflitto di interessi per il ruolo del suo avvocato e “coniuge”, Marco Carnabuci, che risultava consulente legale del Maxxi quando Spano era segretario generale.
La verità è però un’altra: l’avvocato fu chiamato al Museo nel giugno 2018 quando Spano non aveva nulla a che fare con il museo”.
All’origine delle dimissioni, quindi, solo un regolamento di conti di una destra omofoba che, indipendentemente da come sono andati i fatti, ha colto al volo il chiacchiericcio mediatico per creare problemi ad un Ministro che sembra non voglia sottostare a logiche di partito.
Ma sono gli stessi – potenza della coerenza – che nei giorni scorsi, alla Galleria d’arte Moderna, festosi, hanno fatto ala alla Premier per l’80esimo compleanno de “Il Tempo”, presente anche il direttore Tommaso Cerno. Chissà se c’erano anche Spano e Carnabuci!
Questa è la classe dirigente di Giorgia Meloni: opportunista, incoerente e omofoba!

PdA

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