Quisquilie e Pinzillacchere ma… non solo 50

LA DESTRA NEGA NELLE SUE FILE L’ESISTENZA DI…NOSTALGICI

Prima Bocchino, che farebbe di tutto per entrare nelle grazie di Giorgia, che invece non lo sopporta per il suo passato con Fini. Poi, a ruota, Gasparri. Tutti uniti nel criticare l’inchiesta di Fanpage sulla destra neofascista di Milano e negare nostalgie nei giovani di Fratelli d’Italia.
Dal Partito della Meloni si preferisce spostare l’attenzione sulla sua “liceità”. Ma il problema non è questo e se ne occuperanno, eventualmente, i giudici. Alla gente infatti non interessa sapere se il reportage sia stata condotto con criteri giornalisticamente di correttezza. Gli italiani vogliono sapere se i contenuti siano o meno veri. Se ci siano stati i saluti romani, se i giovani abbiano intonato inni al fascismo, se ci sia stata apologia di terrorismo e insulti a neri e omosessuali. E soprattutto se il Partito ne fosse al corrente, se Giorgia Meloni lo sapesse.
Ma in Fratelli d’Italia è tutto – dicono a Roma – un “buttarsi a Santa Nega”, senza un minimo di analisi dei contenuti dell’inchiesta.
Quando scoppiò il fenomeno di tangentopoli la gente non si chiedeva se i giudici avessero fatto bene o male, voleva sapere se – come disse Craxi alla Camera nel 1992 – che “tutti sapevano e nessuno parlava”. E fu l’opinione pubblica, non i giudici, a decretare la fine della Prima Repubblica con la scomparsa dei Partiti.
Ma questa “operazione-verità”, nel Partito della Premier finora non c’è. Anche per la “pochezza” di molti suoi interpreti: Malan, Foti, Donzelli e tanti altri. E’ la solita tecnica! Quando non si sa rispondere: negare, negare, negare. E’ un’ “arte” che la Premier, allora ancora giovane, ha appreso molto bene da Berlusconi. Un Maestro nel negare l’evidenza.
Lo sa bene il questore di Milano che, nella notte del gennaio 2016, fu svegliato dal Cavaliere perché venisse rilasciata la giovane Ruby e affidata alla consigliera regionale Nicole Minetti, nonché igienista dentale, in quanto – disse – nipote di Mubarak.
Lo sa bene Maria Elisabetta Alberti Casellati, per una sola stagione Presidente del Senato ed oggi Ministro per le riforme istituzionali, che nell’aula del Senato non ebbe remore a votare per la giovane marocchina imparentata con il leader egiziano.
La stessa Casellati che, nel gennaio 2022, fece più di un pensierino per succedere a Mattarella e quindi… giurare su quella Costituzione che sta cercando di stravolgere.
Delle sue ambizioni sanno qualcosa gli… otto addetti stampa che in quattro anni l’hanno “servita” a Palazzo Madama. E qualcosa potrebbero dire anche i tanti funzionari del Ministero della Giustizia quando l’hanno avuta come sottosegretaria. Ed oggi Maria Elisabetta Alberti Casellati, con la stessa serafica convinzione di quando votava su Ruby, ci vuole far credere che il premierato, cucito sulle esigenze della Premier, non limita i compiti del Capo dello Stato.
E pensare che decine di autorevoli costituzionalisti pensano esattamente il contrario. Compreso il “compagno di cordata” Marcello Pera. Vabbè che lei è avvocato ma, in questo caso, delle…cause perse! Ieri con Berlusconi, ora con la Meloni, lo spartito non cambia. Si vuol far credere agli Italiani che tutto va bene e, nel caso di Fratelli d’Italia, che non ci sono nostalgie né ora né per il futuro.
La Presidente comunque va compresa. Parliamo di una ragazzotta che negli anni giovanili è cresciuta e si è politicamente formata in una borgata di Roma quasi del tutto rossa. E per un carattere “fumantino” come il suo non deve essere stato facile. Di qui il desiderio di rivalsa covato negli anni.
In una tabaccheria della Garbatella la “Mussolina” ha vinto democraticamente un “gratta e vinci” per Palazzo Chigi e, caso ha voluto, che ci entrasse dopo l’inquilinato di un uomo di prestigio come Mario Draghi. Una sorta di Cenerentola!
Tutto troppo difficile per una Destra da quasi 80 anni fuori dell’arco costituzionale. Ecco perché la Premier vuole buttare all’aria il tavolo al quale Lei e i suoi “Padri” dal 1945 non si sono mai potuti sedere. Ecco perché la Costituzione sulla quale ha giurato non la sente sua e vuole “riscriverla” a partire proprio dal ruolo e dai poteri del Capo dello Stato.
Questa è la “nostra” Presidente del Consiglio! Le Opposizioni che hanno perso le elezioni, anche se maggioranza nel Paese, fanno ancora fatica a capirlo. Diversamente dai Capi di Stato e di Governo europei che nei confronti della Destra stanno adottando una “conventio ad escludendum”.
I salamalecchi della Disneyland di Borgo Egnazia – sulle cui spese peraltro è calato un velo di silenzi in attesa di qualche magistrato solerte – sono stati “finti” atti di cortesia per una “tre giorni” di vacanza e la Meloni farebbe bene a non adagiarvisi.
I problemi, quelli veri, si discutono a Bruxelles e lì, per la “miracolata” dal “gratta e vinci”, la musica cambia.

PdA

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