IL TRAMONTO SULL’ULISSE

Beaumont sur Mer

Giulio Carlo Argan, non molto tempo fa acutamente scriveva: “Non si può separare il giudizio sull’arte contemporanea dal giudizio globale sul pensiero, sulla cultura, sulla concezione del mondo e della vita della civiltà moderna; infatti, o il giudizio è totalmente negativo, e non rimarrà che maledire il destino che ci ha fatti nascere in un epoca di oscura barbarie; o è positivo, e non rimarrà che cercare anche nell’arte un segno o un carattere della coscienza moderna”.
Come si potrebbe infatti giudicare sana e completa una cultura alla quale mancasse la componente estetica? Detto ciò, bisognerebbe porsi la domanda su cosa sia l’oggetto di questa difesa e da chi bisogna difenderla, ebbene le risposte sembrano abbastanza chiare: l’oggetto è la libertà dell’uomo e la libertà di essere creativo, il soggetto accusatore consta in tutti coloro che negano questo diritto nel fare artistico, in questo caso ci si riferisce alla condanna che l’arte ha subito da parte delle “libere” democrazie occidentali e all’idea che lo strano, il diverso è comunque un atto creativo.
Trovo questo assolutamente inaccettabile e frutto del degrado culturale ed estetico che sta attraversando il mondo intero e in particolare l’Italia. Manufatti inusuali, diversi, un po’ freak non sono, per questa loro natura, opere d’arte. L’opera d’arte è un’altra cosa. La vera forza e profondità dell’evocazione artistica è diretta innanzitutto verso l’interno della persona umana, e cioè vengono suscitate in essa nuove esperienze interiori, che espandono e approfondiscono immagini che la stessa persona ha di se stessa, e del mondo con il quale ha a che fare.
Questo mi ha portato ad una riflessione che voglio condividere con voi ed è l’esistenza del rapporto fra l’essere umano e l’umanità. Questo rapporto, lo sappiamo o faremmo bene a saperlo, è sempre esistito, e quindi dovrebbe essere sempre rintracciabile, in un modo o nell’altro nelle forme di “rispecchiamento della realtà”. Ma, in una società di classe come la nostra, l’oggettività esiste più in sé che per la “massa” (termine molto caro a tanti benpensanti che lo usano in maniera spregiativa), la sua espressione diretta doveva essere ed è per forza distorta, “involontariamente” equivoca.
Mai come oggi sono portato a pensare che solo la nascita di un nuovo mondo e la possibilità reale di contribuire ad una società senza classi questo problema si innalzerebbe oggettivamente ad uno stadio superiore, mostrando una umanità “nei lineamenti del suo concreto essere e divenire, la prospettiva concreta di una umanità unitaria”. Una società dove non ci sarà spazio per sfruttatori, millantatori, sedicenti artisti, protettori di animali domestici e truffatori.
La fantasia è quella capacità che abbiamo tutti, fin da bambini, di immaginare cose che ancora non esistono. Una caratteristica non solo dei poeti ma anche degli scienziati. […] Fantasia è anche cercare il modo di sperimentare ordini politici, economici e sociali, diversi da quello attuale, e coincide a volte con l’utopia, ciò che non sta, ancora, da nessuna parte. Vanessa Roghi

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

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